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venerdì 18 aprile 2025
 

«Ho smesso di andare in chiesa. Perché sono coerente»

Caro padre, ha fatto benissimo il Papa a dire chiaro e tondo che chi non vive secondo il Vangelo non deve andare in chiesa a prendere in giro il Padreterno e sé stesso. Personalmente, ho smesso di andarci quando ho realizzato di essere totalmente incapace di porgere, evangelicamente, l’altra guancia. Potrei giustificarmi asserendo che, su questa Terra, se ti danno un ceffone e te lo tieni, la prossima volta ti toccherà un pugno e poi una coltellata. Ma so che non funziona così, il Vangelo non ammette scusanti e così sono andato a rimpinguare le già imponenti schiere di quelli che non frequentano le funzioni religiose. Tra tanti difetti che ho, almeno mi riconosco un minimo di coerenza e onestà intellettuale. Sarebbe auspicabile che altri seguissero il mio esempio, invece di continuare a battersi il petto, da autentici ipocriti quali sono.

SALVATORE RUSSO

Caro Salvatore, molti hanno frainteso le parole del Papa (qualcuno pure in malafede), quando ha parlato di chi intesse addirittura «preghiere atee, senza Dio», dello scandalo «di quelle persone che vanno in chiesa e stanno lì tutta la giornata o vanno tutti i giorni e poi vivono odiando gli altri o parlando male della gente». Anche tu, però, non hai ben compreso le parole di Francesco: non erano un invito a non andare in chiesa per essere coerenti, ma a vivere come figli di Dio Padre e a dare testimonianza nella concretezza di ogni giorno dell’amore ricevuto da Dio. Insomma, secondo me hai ribaltato il senso delle parole del Papa. Il vero valore non è la coerenza, ma l’amore accolto da Dio e donato ai fratelli.

In realtà penso che anche tu desideri, nel profondo del cuore, un mondo migliore, più giusto e fraterno. Ecco allora un altro passaggio del discorso di Francesco su cui riflettere: «Il cristiano non è uno che si impegna a essere più buono degli altri: sa di essere peccatore come tutti. Il cristiano semplicemente è l’uomo che sosta davanti al nuovo Roveto Ardente, alla rivelazione di un Dio che non porta l’enigma di un nome impronunciabile, ma che chiede ai suoi figli di invocarlo con il nome di “Padre”, di lasciarsi rinnovare dalla sua potenza e di riflettere un raggio della sua bontà per questo mondo così assetato di bene, così in attesa di belle notizie». Perché non provarci, invece di giustificare noi stessi con la scusa della coerenza e aumentare il numero di chi guarda il mondo con troppo cinismo, vedendo solo il peggio?


18 gennaio 2019

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