Tutti noi abbiamo grande venerazione per il Santo Padre, per la sua semplicità e sobrietà. Però un po’ di tristezza mi è venuta domenica sera in tv quando, alla domanda di Fazio sulla sofferenza dei bambini innocenti, il Papa non ha puntato il dito sulla cattiveria dei grandi, ma si è limitato a dire che non ne sapeva la causa, non aveva una spiegazione. La maggioranza delle sofferenze dei bambini innocenti sono causate dalla cattiveria degli adulti. Bimbi che si ammalano per l’inquinamento causato dai grandi con la loro sete di guadagno eccessivo e prioritario.
Il denaro, i privilegi, il successo ai primi posti per cui siamo costretti a mangiare cibo avariato venduto ugualmente per guadagnare, cibo dannoso alla salute specie dei piccoli indifesi. Aria inquinata, rifiuti tossici sversati ovunque, che inquinano l’acqua, il terreno, radioattività eccessiva. Tantissime altre volte i bimbi soffrono per colpa dei grandi, per la loro cattiveria sotto forma di ingiustizie sociali o di violenze fisiche subite dalle loro mamme mentre ancora erano incinte. Come si fa a dare la colpa a Dio delle sofferenze dei bambini se siamo noi adulti a causare più o meno indirettamente tali sofferenze? Se un mafioso che sparando a un altro mafioso colpisce per sbaglio un bimbo di passaggio è forse per colpa del Cielo o non piuttosto della malvagità del mafioso che voleva uccidere? Bimbi costretti a crescere senza una gamba o un braccio a causa dello scoppio di mine da guerra.
Come si fa a dare la colpa al Cielo se un bimbo nasce malato quando siamo noi che inquiniamo o trattiamo male e con egoismo una mamma incinta. ENRICA
Grazie per questa riflessione. Su cui penso concorderebbe lo stesso papa Francesco. All’Udienza generale dell’8 aprile 2015 ebbe a dire: «Non scarichiamo sui bambini le nostre colpe, per favore! I bambini non sono mai “un errore”. La loro fame non è un errore, come non lo è la loro povertà, la loro fragilità, il loro abbandono... Semmai, questi sono motivi per amarli di più, con maggiore generosità... Ogni bambino emarginato, abbandonato, che vive per strada mendicando e con ogni genere di espedienti, senza scuola, senza cure mediche, è un grido che sale a Dio e che accusa il sistema che noi adulti abbiamo costruito».
Noi adulti, dunque, dobbiamo prenderci le nostre responsabilità affinché nessun bambino debba soffrire per la nostra cattiveria. Troppe volte lamentarci con Dio che non interviene diventa una scusa alle nostre inadempienze. La risposta di papa Francesco a Fabio Fazio era però su un altro piano, più filosofico ed esistenziale. I bambini rappresentano l’innocenza. Se è in qualche modo comprensibile la pena, il dolore subito da chi è colpevole, come spiegare questo ai danni di un innocente. Certo, ci sono le responsabilità derivate dalla malvagità dei grandi, ma negli altri casi?
Tu stessa, cara Enrica, ammetti che solo la «maggioranza» delle sofferenze dei piccoli proviene dagli adulti. Rileggiamo, allora, la risposta del Papa: «Perché soffrono i bambini? Non trovo spiegazione a questo», ha ammesso. «Io ho fede e cerco di amare Dio che è mio padre. E non c’è risposta. Lui è forte e onnipotente nell’amore. L’odio e la distruzione è nelle mani di un altro che ha seminato per invidia il male nel mondo. Ma il Signore accompagna sempre. E ha lasciato che il suo Figlio morisse così. Nel rapporto di Dio Padre col Figlio potremo vedere cosa c’è nel cuore di Dio. Lui è onnipotente nell’amore... Perché soffrono i bambini? Io trovo solo una strada: soffrire con loro. E per me in questo è stato un gran maestro Dostoevskij».
C’è tanto su cui riflettere. Il Papa ci ricorda che Dio è onnipotente nell’amore, che il male viene dall’invidia del diavolo, che possiamo capire qualcosa guardando alla morte in croce del Figlio di Dio, che l’unica vera risposta alla sofferenza dei bambini è soffrire con loro. Mi limito all’ultima affermazione su Dostoevskij. Il grande scrittore russo ha trattato più volte nei suoi romanzi il tema del dolore innocente.
In particolare in I fratelli Karamazov ci sono alcuni capitoli straordinari. In quello intitolato “Ribellione” l’ateo Ivan Karamazov se la prende contro Dio spiegando al giovane fratello seminarista, Alëša, che non può accettare un Dio che permette la sofferenza dei bambini. A sostegno della sua tesi porta molti fatti di cronaca e poi racconta una storia, “Il Grande Inquisitore”. Non c’è una risposta esplicita alle affermazioni di Ivan, ma qualche capitolo dopo Dostoevskij racconta la vicenda del monaco russo Zosima, nei cui discorsi emerge il pensiero dello scrittore. L’unica risposta al dolore innocente non è di tipo filosofico o teologico, ma pratico, e consiste nell’amore fino alla fine. Come ci ha insegnato Gesù stesso. Ed è la stessa conclusione di papa Francesco: «Io trovo solo una strada: soffrire con loro, con i bambini».