Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
mercoledì 25 giugno 2025
 

I cambiamenti del nuovo Messale: tanto rumore per nulla?

Caro direttore, leggendo l’articolo sul cambiamento del Messale ho pensato: «Tanto rumore per nulla». Dopo diciotto anni di lavoro, oltre trenta esperti tra liturgisti, teologi e specialisti di musica sacra, due assemblee generali della Conferenza episcopale italiana per discutere il lavoro svolto, ci si accorge che le riforme sono ben poca cosa e legate alla forma. Con varianti di cui un normale fedele fatica a percepire la ricchezza.

Per esempio, il cambiamento del «Signore pietà» con la formulazione greca «Kyrie eleison» quale pregnanza ha? La spiegazione di Boselli mi lascia dubbioso: «Signore pietà era riduttivo, il Kyrie è molto di più di un’invocazione e richiesta di perdono. È la confessione del nome di Dio che è il Signore della misericordia». Una spiegazione che ritengo da iniziati, anche per chi il greco antico l’ha masticato per almeno cinque anni nella sua gioventù.

L’aggiunta “inclusiva” del termine “sorelle” accanto a “fratelli” nella formula penitenziale mi auguro invece sia indice di un progressivo cambiamento dell’atteggiamento della Chiesa nei confronti della donna.

Nel nuovo Messale non trovo nessun cambiamento di sostanza nella liturgia che dovrebbe sottolineare la concelebrazione assieme ai fedeli. Si tratta, infatti, di un rendimento di grazie collettivo e non solo di una persona al posto di tutti.

La vita concreta continua a rimanere all’esterno dell’azione liturgica, che rimane ingabbiata in una rigida struttura. Va bene che la liturgia venga ancora presentata come “un’azione teatrale” imbalsamata e priva delle “contaminazioni” che nascono dalla vita reale? Intanto constatiamo sempre più una maggiore assenza dei cosiddetti fedeli alle celebrazioni. In questi diciotto anni di “studio” per la riforma del messale non si poteva far nulla di meglio da parte di tanti esperti?

GIUSEPPE CORRÀ

Caro Giuseppe, ho ridotto la tua lettera, ma il senso mi sembra chiaro e, tutto sommato, lo condivido. Forse è anche colpa di noi comunicatori se, presentando la nuova edizione del Messale, ci siamo soffermati troppo sui piccoli cambiamenti che sono stati apportati, tutti criticabili, ma sostanzialmente più aderenti all’edizione tipica in latino. Non è il caso di entrare nel merito delle modifiche, non così essenziali, ma piuttosto dobbiamo interrogarci sul significato della liturgia nella vita cristiana. È indubbio che i testi, soprattutto quelli del Messale, siano di straordinaria ricchezza; tuttavia sono troppo lontani e astratti per la gran parte dei fedeli.

Cosa si può fare? Non mi sembra opportuno “attualizzarli” troppo, con il rischio di banalizzarli. Più importante mi pare una costante catechesi che prenda spunto e porti a vivere pienamente la liturgia, come azione dell’intero popolo di Dio, che vi partecipa attivamente, secondo lo spirito della riforma del Vaticano II. Il nuovo Messale, allora, al di là delle novità più o meno significative, dovrebbe diventare un’opportunità per la catechesi, per renderci consapevoli del legame tra ciò che celebriamo, crediamo e viviamo. La Cei ha anche predisposto un sussidio, Un Messale per le nostre Assemblee, che può essere di aiuto per parroci e catechisti.


11 febbraio 2021

 
Pubblicità
Edicola San Paolo