Ci sono letture che possono essere affascinanti e pericolose allo stesso tempo. È il caso di un libro pubblicato recentemente, che già a partire dal titolo annuncia una provocazione: I geni del male di Valter Tucci (Longanesi, 272 pagine, 16,90 euro). Un testo scientifico ben documentato che ci fa compiere un viaggio nei meandri del nostro cervello dimostrando che il male è naturalmente presente nei nostri tessuti organici.
L’autore chiarisce che i comportamenti dipendono da processi biologici che derivano sia dal nostro patrimonio genetico sia dagli eventi esterni. Insomma, siamo tutti cattivi all’origine e diventare buoni sarebbe un’impresa ardua se non impossibile. Chiaramente Valter Tucci non intende attribuire un senso morale a ciò che scrive, ma è inevitabile trarne delle riflessioni che investono il nostro modo di essere e di rapportarci agli altri. Per esempio, potremmo assimilare l’argomentazione scientifica legata a I Geni del male al peccato originale. Ma con una differenza sostanziale: l’uomo nasce buono a immagine e somiglianza di Dio. Nel peccato originale, descritto nella Genesi, Adamo ed Eva trasgrediscono al divieto divino di cibarsi dall’albero della conoscenza esercitando il libero arbitrio.
Hanno vinto i “geni del male”? Ciascuno di noi può trovare una risposta, tenendo presente che senza Dio saremmo sempre governati dalla biologia, senza quella scintilla che ci eleva e ci distingue dai leoni o dalle iene. «Nella storia dell’uomo è presente il peccato: sarebbe vano cercare di ignorarlo o di dare altri nomi a questa oscura realtà », si legge nel Catechismo della Chiesa Cattolica. «Per tentare di comprendere che cosa sia il peccato, si deve innanzi tutto riconoscere il profondo legame dell’uomo con Dio, perché, al di fuori di questo rapporto, il male del peccato non può venire smascherato nella sua vera identità di rifiuto e di opposizione a Dio, mentre continua a gravare sulla vita dell’uomo e sulla storia».