I Maneskin, vincitori all'Eurovision Song Contest 2021 (foto Ansa)
Caro padre, la notizia della vittoria dei Måneskin all’Eurovision Song Contest2021 mi ha portato a riflettere sulle potenzialità dei giovani e sulla necessità da parte di noi adulti di fornire loro strumenti che li aiutino a valorizzare i propri talenti per raggiungere il vero Bene. Al rock preferisco altri generi musicali, ma ammetto che questi quattro ragazzi sono stati bravi. Pieni di talento, sono stati capaci, anche con sacrifici, guidati dalla passione per la musica, di raggiungere il successo. Mi chiedo però come utilizzano questo talento. Ho letto qualche testo delle loro canzoni: parolacce, espressioni volgari che spingono alla trasgressione. A mio avviso l’arte, invece, deve aiutare l’uomo a migliorare, a ricercare la Bellezza, la Purezza da cui ciascuno di noi viene. Da educatrice, sento l’urgenza di aiutare i giovani a comprendere la vera Bellezza. Attraverso la contemplazione della natura, la lettura di poesie commentate, di biografie di uomini che hanno dedicato la vita per diffondere il Bene; attraverso l’ascolto guidato della musica colta, che eleva lo spirito; attraverso la contemplazione di pitture e sculture degli artisti del passato. Ma soprattutto è possibile aiutare i ragazzi a valorizzare i propri talenti, che sono tanti, per compiere il Bene. E per chi è credente, la via più semplice è quella di affidarli a Maria e a Gesù che li ama e li guida.
GIULIANA - PADOVA
Premetto che non mi piace il turpiloquio e nemmeno la volgarità o l’ambiguità. Quindi, da questo punto di vista, non apprezzo i Måneskin e le loro canzoni. È però innegabile il loro talento, che li sta portando, dopo il trionfo all’Eurovision, a scalare le classifiche musicali in tutto il mondo.
Al di là dei generi che ciascuno di noi preferisce, i Måneskin hanno riportato in auge il buon vecchio rock, in un periodo invaso da musiche che sembrano tutte uguali, costruite al computer. E le tracce del loro ultimo disco non sono poi così male, nemmeno nei testi. Fatta la tara dalle parolacce e da certi modi trasgressivi, più superficiali che altro, c’è anche qualche messaggio per me positivo.
Come quello di essere se stessi, contenuto nella canzone vincitrice, non seguendo le tracce degli spacciatori o di chi parla e basta, o giudica senza sapere. Nell’altra canzone che conosco, intitolata Vent’anni, cantano questi versi: «Ma la strada è più dura quando stai puntando al cielo / Quindi scegli le cose che son davvero importanti / Scegliamo oro e diamanti, demoni o santi». Vi leggo una sorta di consapevolezza: la strada del cielo, della libertà, è difficile, abbiamo davanti un bivio e dobbiamo scegliere ciò che conta davvero.
Da questo anelito al bene, magari confuso, penso si possa partire con tutti i giovani. Prima di tutto ascoltandoli, anche quando gridano la loro rabbia, e poi testimoniando, più che inculcando a forza, la bellezza, la gioia, l’amore che noi per primi viviamo. Purtroppo noi adulti, anche chi si scandalizza per una parolaccia, testimoniamo a volte tutt’altro, e cioè la disonestà, la sopraffazione, la ricerca egoistica del proprio interesse, la corsa al denaro e al piacere.