Il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni 1,1-18
OGNUNO DI NOI È CHIAMATO A ESSERE FIGLIO DI DIO
Sono diversi i modi per raccontare il Natale. Così i pastori riferiscono a Maria e a Giuseppe «quello che del Bambino era stato detto loro» (Lc 2,17): il loro è un racconto rimasto in parte segreto. Sappiamo però che tornarono ai loro greggi «glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto e udito», come ci racconta lo stesso san Luca nel suo Vangelo.
Matteo dice con disarmante semplicità che «nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, alcuni Magi vennero da Oriente...» (Mt 2,1), come ascolteremo nel Vangelo dell’Epifania.
San Giovanni sembra non raccontare nulla. Ma, se rileggiamo con attenzione la sua “meditazione”, scopriamo che nella singolare profondità del suo “prologo” narra la realtà più sconcertante e luminosa del Natale.
Se gli chiediamo che cosa è accaduto quella notte, Giovanni ci risponde che il senso, la ragione, il “logos”, per cui esistono tutte le cose e noi uomini anzitutto, si è realizzato nel suo desiderio di sempre: quello di non essere inteso come una teoria o un evento fortuito.
Egli vuole vivere nella “carne umana” di Gesù: è lui che «risplende nelle tenebre», è in lui che tutto si fa vita vincendo ogni forma di morte.
MISTERO DELLA MISERICORDIA.
Quasi ogni parola di questo “prologo” avvolge il nostro cuore in un profondo senso del mistero della misericordia di Dio che vive nelle parole e nelle opere di Gesù: parole e opere spesso rifiutate dai suoi contemporanei e anche da noi, poiché egli anche a noi si rivolge oggi; sono tuttavia parole mai andate perdute, perché il cuore di Dio è più grande di ogni rifiuto da parte dell’uomo. “Mistero della misericordia” significa che non ci capacitiamo di quanto possa essere grande un amore che, non accolto, perdona sempre e, accolto, ci fa figli di Dio.
Il Natale di Gesù è la decisiva chiamata rivolta alla storia umana perché ascolti l’annuncio che stupisce e impegna chi lo accoglie: ciascun uomo è chiamato a essere figlio di Dio e l’evangelista Giovanni lo ripeterà con frequenza anche nelle sue lettere: «Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!... Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato.
Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiun- que ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro» (1Gv 3,1-3).
Ecco lo stupore: «Quale grande amore: siamo figli!», ed ecco l’impegno: «Purifichiamo noi stessi» perché il Natale è luce che si è manifestata e ha responsabilizzato noi, la Chiesa di ogni tempo e luogo, e dunque anche la Chiesa d’oggi: e ciascuno di noi.
Ma noi come abbiamo raccontato il Natale ad altri? Come nelle nostre fami- glie abbiamo preso parte allo stupore dell’universo di fronte alla grandezza dell’amore di Dio che si fa Bambino per essere accolto, amato, seguito... fino a «contemplare la sua gloria»?