logo san paolo
domenica 28 maggio 2023
 

III domenica di Quaresima, di Abramo

Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: “Se rimanete nelle mie parole, siete davvero miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”». Al centro della terza domenica di Quaresima, troviamo questa parola di Gesù, rivolta a coloro che avevano creduto in lui e dunque a tutti noi.

Uno dei temi chiave di tutto il vangelo di Giovanni è proprio quello della «verità» e della possibilità di farne esperienza. A che cosa si riferisce il Vangelo, di quale verità sta parlando il Signore Gesù? Anzitutto si tratta della verità di Dio, cioè della possibilità di conoscere il volto autentico di Colui che, nella lunga storia di Israele, ha liberato il suo popolo e lo ha chiamato a un’alleanza di amore e di fedeltà.

Nella prima lettura di oggi, tratta dal libro dell’Esodo, troviamo proprio il racconto della rivelazione che Dio fa di sé al suo servo Mosè sul monte Sinai, al momento della consegna delle tavole della Legge. Come possiamo notare, la presentazione che Dio fa di se stesso è tutta sbilanciata: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione...». La verità di cui parla il Vangelo è anzitutto questa, cioè il volto di un Dio misericordioso, una verità che è possibile conoscere solo a condizione di «rimanere» nella parola di Gesù. Farsi discepoli del Signore è la condizione per sperimentare l’amore del Padre, di cui lui stesso è segno e manifestazione.

Ma c’è un secondo aspetto della verità che riguarda proprio i discepoli, cioè è in gioco non solo la verità di Dio ma anche la verità dell’uomo. Si tratta di riconoscersi peccatori, bisognosi di quella misericordia di cui Gesù è rivelazione e che, fin dall’antica alleanza, Dio ha manifestato al suo popolo. Proprio su questo punto gli interlocutori di Gesù non sono disposti a farsi un esame di coscienza, né come singoli né come popolo, rivendicando una libertà che non c’è e non c’è stata per secoli, e una adesione alla fede del padre Abramo, che in realtà è solo apparente.

Questo tempo di Quaresima è un tempo di grazia, l’occasione per tutti noi di «conoscere la verità», cioè di sperimentare la misericordia e l’amore di Dio, riconoscerne il volto in modo autentico; ma anche per fare i conti con il nostro peccato e le nostre contraddizioni che, solo se riconosciuti, possono trovare finalmente una possibilità di perdono. Perché tutto questo possa accadere, la condizione che il Signore Gesù ci ricorda è decisiva: rimanere nella sua parola. Rimanere, cioè restare in ascolto del suo insegnamento per viverlo fino in fondo, e insieme restare fedeli a ciò che ci ha indicato: non una dottrina da imparare ma una via da percorrere, la sua via. È di questo infatti che si tratta, per essere «davvero suoi discepoli», senza ingannare noi stessi. Il frutto sarà certamente la vita nuova della Pasqua, come lui e con lui.


12 marzo 2020

 
Pubblicità
Edicola San Paolo