La prima Nazionale di calcio italiana, nel 1910, a Milano dopo un allenamento in vista dell'esordio contro la Francia.
Esiste un’organizzazione che riunisce, per un unico scopo, molte nazioni. Ne fanno parte addirittura più Stati di quanti ne esistano all’Onu. L’Organizzazione delle nazioni unite, infatti, è composta da 193 nazioni su un totale di 204, mentre quest’associazione, superiore perfino all’Onu, ne somma addirittura 209. C’è un piccolo imbroglio, se vogliamo: dal momento che le nazioni del mondo sono 204 non si capisce come possano, in questa organizzazione, aumentare di ben cinque unità. Ma c’è una spiegazione.
L’organizzazione di cui si parla, così importante e, si suppone, potente, si chiama Fifa, cioè Fédération internationale de football association, che riunisce le nazioni del calcio. Il 21 maggio compie 110 anni, essendo stata costituita nel 1904, a Parigi, da cui fa derivare la denominazione linguistica francese. Ora, se prendessimo un cittadino qualsiasi per ognuna delle 193 nazioni dell’Onu e delle 204 della Fifa, e proponessimo loro di scegliere tra un fucile o un pallone, sarebbe facile immaginare che tutti andrebbero di corsa verso la palla, anche i più feroci guerrafondai. Questo esempio fa capire quanto potente sia un’organizzazione simile. Il resto, fa parte delle statistiche: i calciatori tesserati dalle 204 federazioni sono circa 13 milioni, ma il movimento complessivo di coloro che giocano al calcio rappresenta il 4,1% della popolazione mondiale, cioè oltre 242 milioni di giocatori e giocatrici. Facile comprendere perché il calcio sia così capace di attrarre l’interesse generale in ogni angolo del pianeta.
Quanto al numero di nazioni affiliate, la storia inizia 114 anni fa: ai Giochi Olimpici di Parigi del 1900 venne inserito anche il calcio come sport dimostrativo. Due anni dopo, visto il buon esito di quell’esperimento e dato che i confronti tra le nazioni cominciavano a prendere piede, un giornalista francese, Robert Guerin, si recò a Londra, nel Paese che aveva “inventato” il calcio moderno, per proporre al presidente della federazione inglese di fondare un’associazione mondiale che organizzasse i calendari delle gare, ne gestisse l’ufficialità e, perché no, organizzasse anche una competizione che avrebbe eletto la squadra campione del mondo. Gli inglesi, gelosissimi della loro invenzione e della loro superiorità in materia, rifiutarono sdegnati la proposta.
Per capirci, all’epoca bastava una modesta squadra di club inglese, scozzese, gallese o irlandese, per battere qualsiasi squadra nazionale, europea o di altri continenti. Perché mai, dunque, si dissero gli inglesi, dovrebbe esistere un campionato mondiale per decidere chi sia il più forte, e un’organizzazione che mette tutti alla pari con regolamenti non scritti solo da noli che il calcio lo abbiamo inventato? Fu l’inizio di quello che venne chiamato lo “splendido isolamento” della Gran Bretagna rispetto al resto del mondo. Ma l’esigenza di un’organizzazione unica ebbe la meglio sull’arroganza dei britannici e il 1° maggio 1904, a Bruxelles, Guerin tornò all’attacco.
Il pretesto fu una partita tra Francia e Belgio. Guerin, nell'occasione, invitò a Parigi per il 21 maggio i belgi e i delegati di altre sei federazioni (Danimarca, Olanda, Germania, Spagna, Svezia, Svizzera) per una riunione sui problemi di quel nuovo gioco. Gli otto si incontrarono in Rue Saint-Honoré 229 e diedero vita alla Fifa. Presidente, ovviamente, venne eletto Guerin. Nel calcio, la Gran Bretagna aveva deciso di mantenere divise le quattro nazioni del Regno Unito: Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda (ecco perché il numero di nazioni della Fifa è superiore da sempre a quello dell’Onu). Ma nel giro di due anni, un po’ perché continuavano ad aumentare le nazioni affiliate alla Fifa, un po’ per le sottili ma vincenti doti diplomatiche di Guerin, anche i britannici accettarono di entrare nella Fifa.
La promessa di mantenere le quattro federazioni separate, nonostante lo statuto Fifa lo vietasse, aveva fatto breccia. Un classico caso di favoritismo nei confronti dei più forti. Infatti, poco tempo prima, venne bocciata la candidatura della Boemia, in quanto facente parte dell’Impero austroungarico. Nello Statuto si diceva che poteva essere iscritta alla Fifa una sola federazione calcistica per nazione. Si chiuse un occhio e i britannici accettarono di far parte della Fifa, ottenendo anche che non si parlasse mai più di campionati mondiali. I più forti erano loro, e ogni competizione era, dunque inutile. Guerin accettò, per il bene del futuro della Fifa.
Per i campionati mondiali si dovrà attendere fino al 1930. Per la presenza delle squadre britannichea un mondiale, fino al 1950. Per veder vincere “i più forti”, si aspettò fino al 1966. Solo allora, giocando in casa, e con un gol che fece epoca perché era un non-gol, finalmente l’Inghilterra vinse quello che resta l’unico trofeo mondiale della sua storia.
Quanto alla Fifa, centro di potere e di affari che vanno ben oltre il gioco, forse oggi Guerin impallidirebbe di fronte alle invenzioni suggestive ma spesso bislacche del suo erede svizzero, Joseph Sepp Blatter, al comando del calcio mondiale dal 1998. Il rapporto finanziario della Fifa per il 2013 parla di introiti oltre il miliardo di euro: 1,386 miliardi di dollari. Gran parte di questo patrimonio arriva dai diritti televisivi e di marketing. E le spese? Sono state di 1,314 miliardi di dollari. La Fifa oggi è, dunque, una macchina da soldi, irreparabilmente lontana dagli intenti di quel giornalista francese nello storico giorno del 21 maggio 1914.