Di fronte alle costanti notizie di cronaca che parlano di violenza e distruzione mi sono più volte domandata sul perché di tante azioni e reazioni negative, che a volte rasentano la più efferata violenza contro se stessi, contro terzi e contro il creato. Sono così tante le situazioni che testimoniano di una profonda decadenza culturale e sociale con terribili conseguenze sulla vita delle persone e di intere nazioni. Situazioni che influenzano negativamente soprattutto i nostri giovani, causando sconcerto e sfiducia se non rabbia e indignazione.
Lo si nota negli stadi dopo una partita di calcio in cui si confrontano i tifosi delle diverse squadre; lo si vede di fronte a decisioni di opere pubbliche di cui non si condivide la realizzazione; lo si trova negli adolescenti che non capiscono il perché e la vergogna di una bocciatura; lo si capisce in tanti lavoratori delusi e frustrati per la perdita di un posto di lavoro o di una posizione di autorità e prestigio sociale; e più ancora lo si vede nel racconto quotidiano di tante persone che di fronte ad un fallimento o rifiuto sentimentale ricorrono alla violenza come unica arma per farsi giustizia o vendicarsi di un torto o di un rifiuto subito e mai accettato. Spesso non siamo capaci di riconoscere le nostre colpe e responsabilità e si cerca sempre un capro espiatorio.
Eppure la vita è sempre fatta di vittorie e conquiste, ma anche di sconfitte e fallimenti, dovuti a molte cause e fattori che però, da persone mature, dobbiamo poter e saper affrontare con coraggio e determinazione senza colpevolizzare altre persone o trovare ad ogni costo cause esterne per sfuggire alle nostre responsabilità.
Oggi vediamo che interi Paesi e popolazioni pagano un prezzo altissimo a causa di leadership che vogliono mantenere ad ogni costo posizioni di potere e autorità a scapito del vero bene comune. Governanti o “dittatori” di turno che opprimono i loro popoli invece di creare le condizioni per una vita dignitosa per tutti, e un futuro per i loro giovani.
Perché molti uomini di governo, con la loro sete di potere e autoritarismo, sono così arroccati alle loro poltrone ai loro interessi e maneggi? Possibile che non si possa più in alcun modo concepire la politica e il governo come un servizio per il vero bene di un Paese? Ci vorrebbero più gesti di coraggio e di forza, molto più onorevoli di una sconfitta che, presto o tardi, arriva per tutti.
In questi giorni sono moltissimi i commenti di tante persone (credenti e non) che apprezzano le parole e i gesti concreti di Papa Francesco, attenzione agli ultimi della società, a quelli che non contano niente e che non possono vantare diritti. Eppure sono loro che hanno bisogno di maggiori attenzioni e cure da parte di chi è chiamato a essere guida e pastore del suo gregge.
Ma la grande forza innovativa introdotta nella Chiesa da Papa Francesco è stata possibile anche grazie al coraggio di Benedetto XVI, che ha rinunciato al suo servizio e alla sua autorità di Pontefice, per lasciare spazio a forze nuove alla guida del popolo di Dio.
Come vorrei che anche tanti “leader” del mondo, che pensano solo a mantenere le loro posizioni di potere e di governo, anche a costo di distruggere le proprie popolazioni, potessero seguire questo esempio. Questo mantenere ad ogni costo il potere, specie in mezzo a tanti conflitti, non è altro che una specie di accanimento terapeutico che alla fine serve solo a prolungare l’agonia di una morte certa, che sarà giudicata dalla storia.