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giovedì 19 settembre 2024
 

«Il mio lavoro e il Coronavirus: mi sento abbandonata dallo Stato»

Carissimo don Rizzolo, ho bisogno di sfogarmi perché sto vivendo una situazione di profonda amarezza. Lavoro in hotel da 30 anni e dal 12 marzo scorso, per ovvie cause, sono in cassa integrazione a 0 ore. Sono madre di famiglia, con due figli a carico e ad oggi, 23 giugno, non ho ancora ricevuto dallo Stato italiano nessun tipo di aiuto. Sì, perché i soldi della famosa “cassa integrazione” (a me spetta il Fis) tanto sbandierata dai nostri politici in Tv, a me non è ancora arrivata. Eppure ho sentito il Presidente del Consiglio ringraziare l’Inps per il suo grande lavoro... non lo metto in dubbio, molti contributi sono stati erogati, ma è frustrante sentirsi cittadino di serie B. Ma non basta: oltre a non ricevere alcun compenso da marzo, ho avuto notizia dal mio datore di lavoro che avrebbe messo in pagamento l’acconto del premio di produzione spettante per l’anno 2019. Il mio entusiasmo si è spento quando ne ho visto l’entità: di euro 264 lordi che dovevo ricevere, me ne sono giunti 22 perché, dedotto l’Irpef (ok), su questo importo mi hanno dedotto le addizionali regionale, provinciale e comunale dei mesi di aprile e maggio in cui non le avevo pagate, essendo la mia busta paga a zero euro. Mi hanno spiegato che tali tasse sono comunque dovute, che sono calcolate sul reddito del 2019 e io accetto le regole, me ne faccio una ragione, eppure non riesco a non provare una punta di amarezza di fronte a questo accanimento del fisco anche nei confronti di chi, senza nessuna colpa, non percepisce reddito... Inoltre qualsiasi tipo di sostegno alla famiglia (assegni familiari, esenzione ticket) sono basati sul reddito dello scorso anno in cui avevo un lavoro, ma io oggi devo dare da mangiare ai miei figli o sottoporli a visita medica, oggi che non ho reddito... Ho pagato le tasse e versato contributi ininterrottamente per 30 anni, ma, nel momento del bisogno, sono lasciata sola... Per fortuna c’è quella grande rete di sostegno che è la famiglia e ho chi mi aiuta e so che ci sono molte situazioni più difficili della mia, ma ciò non toglie che io mi senta frustrata e abbandonata dallo Stato. Grazie per l’ascolto.

LANI

Carissima, non aggiungo nulla alla tua lettera perché parla da sola. Ed esprime il disagio, l’amarezza, lo sconforto di tanti. È una testimonianza che dovrebbe spingere tutti i nostri politici, ma anche gli amministratori e gli impiegati che a volte si trasformano in semplici burocrati, a mettersi una mano sulla coscienza. Certo, la situazione non è facile, i problemi sono tanti… Ma non si può lasciare inascoltato questo grido. Speriamo che il nuovo disegno di legge sulla famiglia, il cosiddetto Family Act, sia presto attivato perché davvero, e non è la prima volta, il nostro Paese è stato salvato dalla grande rete di sostegno che è la famiglia.


31 luglio 2020

 
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