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sabato 03 giugno 2023
 

Il nostro carissimo “Don” ha speso la sua vita per gli altri

Gentilissimo direttore, in questi tempi un poco bui per tanti sacerdoti, lascio la testimonianza che ho scritto in occasione della rinascita al cielo di un sacerdote eccezionale, che ha speso tutta la vita in silenzio per fare del bene a chiunque ne avesse bisogno, vivendo ogni giorno il Vangelo. Si chiamava don Antonio Troni, e ci ha lascito il 4 marzo scorso. «Carissimo Don, il nostro cammino spirituale, iniziato tanti anni fa, mi porta a dire: “Grazie, Signore, perché lo hai donato anche a me”. Sei entrato nella mia vita e nel mio cuore, in un momento non facile, come sapevi fare solo tu: da gigante buono, in punta di piedi, con discrezione, sottovoce, e  un tempo con cordiale autorevolezza. Da allora mi hai accompagnata a conoscere la Bellezza infinita e l’Amore senza limiti del nostro Dio. Mi sono sempre sentita accolta e capita da te; quante volte hai guardato le mie ferite e le mie debolezze, senza mai giudicarmi e mi sono sentita “curata”. Giustizia, rispetto, pazienza, attenzione, dolcezza, disponibilità, sensibilità, solidarietà, parole oggi in disuso e poco apprezzate dai più, per te erano vita quotidiana. Sei stato un Don speciale, perché ricco di un umanità profonda, regalata a chiunque ne avesse bisogno, senza pregiudizi o discriminazioni. Sei stato un uomo autenticamente evangelico, e il tuo sorriso rifletteva quanto fosse bello e trasparente il tuo cuore. Nelle “lectio” del mercoledì ci mostravi che Gesù è il vero volto di Dio, Padre Buono, il quale anticipa sempre il suo amore per noi, e per il quale, Egli che è Padre e Madre, il perdono è manifestazione di Amore concreto. Il nostro è un Dio che ha lascito “il cielo” per piantare la sua tenda in mezzo a noi, e dimostrarci così quanto siamo importanti per Lui, e per divinizzare la nostra fragile carne! Sei sempre stato gioioso, perché – dicevi – “il cristiano deve essere in ogni circostanza lieto, solo così può donare la Gioia, quella vera del Vangelo, la Nostra Bella Notizia!”. Durante le settimane estive di preghiera e Sacra Scrittura, mi aiutavi a fare chiarezza dentro l’animo, perché non mi capitasse di confondere il Dio dell’Amore e della Vita con uno dei tanti idoli che abitano le nostre esistenze. Quanta nostalgia per la pace e il silenzio di quei luoghi, ma soprattutto per i nostri confronti spirituali! Quante volte mi sono sentita dire: “Sprigiona l’umanità che lo Spirito Santo ti ha messo dentro! Accettati per quello che sei, perché così ti ha sognata e voluta Dio, unica e irripetibile, come ognuno dei suoi figli. Il Dio dell’Amore e della Misericordia non scarta nessuno, e noi per definirci suoi amici non possiamo che vivere per amare e avere compassione per chi incontriamo: diversamente saremmo credenti per nulla credibili”. Mi ripetevi anche: “Non dimenticare mai che Gesù ti ha già salvato e che la croce va letta come la più bella storia d’amore di tutti i tempi. A noi non resta che diventare sempre più responsabili, cioè dire al Signore il nostro Sì, eccomi, vivendo da custodi per i nostri fratelli e quindi prendendoci cura di loro”. E quando, poi, avrei voluto rifiutare, o non volevo accettare, la fine della vita terrena di qualcuno, mi rincuoravi con queste parole: “La morte non deve farti paura, perché è solo un passaggio in Dio; al termine della vita biologica, Gesù in persona ti verrà incontro, ti prenderà per mano e ti accompagnerà dal Padre e allora inizierà la tua magnifica avventura nell’Eterno”. Caro Don, ora che sei arrivato alla fonte dell’Amore, dalla tua  contemplazione senza fine, ricordati di noi che ti abbiamo voluto bene. Le tue intercessioni ci consoleranno e sia nella preghiera che nella Eucaristia torneremo un cuor solo. Concludo usando le stesse parole che ogni settimana ci inviavi a chiusura della “lectio” e che ci ripeteremo, sentendoti ancora fra noi: “Un abbraccio gioioso, a presto, et etiam pro me orate!”.

MAURA - Faenza


21 marzo 2019

 
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