Da diversi mesi, sui mezzi di comunicazione nazionali si susseguono costantemente notizie di politica e di politici, di crisi economica e di Imu, di promesse e di ricatti… Informazioni che suscitano condanna o indignazione e, purtroppo, sempre più spesso, indifferenza.
La lista dei problemi è lunga e riguarda non solo i politici con i loro ingenti guadagni e privilegi, a cui cercano di rimanere arroccati a qualsiasi costo. Riguarda soprattutto moltissime famiglie italiane in difficoltà a causa della perdita del lavoro o per la mancanza di opportunità specialmente per tanti giovani senza speranza e senza un futuro. E tocca drammaticamente specialmente le categorie di persone più vulnerabili, deboli e a rischio. Tutto questo crea un clima di tensione, sfiducia e stanchezza, talvolta di rabbia e di violenza, che si manifesta in modi diversi.
A ragione, la gente si domanda perché un semplice cittadino percepisce una pensione sociale di 500 euro al mese e deve vivere con meno di 20 euro al giorno, mentre la pensione base di qualsiasi deputato è di quasi 5 mila euro senza contare ulteriori benefici. Sempre loro, i nostri parlamentari, possono acquisire il diritto alla pensione dopo soli 35 mesi in Parlamento, mentre obbligano i cittadini a oltre 35 anni di contribuzione. Perché queste sproporzioni e ingiustizie? È logico che i semplici cittadini chiedono più equità e parità di diritti e di doveri.
Ma come uscire da questa situazione di ricerca del potere a ogni costo, come se fosse una sorta di “accanimento terapeutico”, che tuttavia non fa bene a nessuno, né alle persone con responsabilità di leadership né tantomeno al Paese. Chi è chiamato alla guida della nazione dovrebbe sempre ricordare che l’autorità conferitagli dai cittadini non può fondarsi sull’arbitrio o sul privilegio, ma sul servizio. Purtroppo l’accanimento a cui assistiamo anche in queste settimane, con leader arroccati alle loro posizioni di potere, serve solo a prolungare l’agonia di questa nostra epoca decadente, che sarà giudicata - temo con molta durezza - dai posteri e dalla stessa storia.
Eppure non mancano esempi anche attuali di persone che hanno avuto il coraggio di andare contro corrente e prendere decisioni difficili ma provvidenziali. Basti pensare all’esempio e alla scelta di Papa Benedetto XVI con il suo grande gesto di rinuncia ha affidato la Chiesa a un nuovo timoniere, capace di continuare a servirla con energia, generosità e lungimiranza. Certo, tutto questo richiede grande umiltà e coraggio, ma anche grande senso di responsabilità. Lo stesso Papa Francesco, con il suo stile semplice e coraggioso, ricorda alla Chiesa e al mondo che l’autorità vera si manifesta nel servizio disinteressato e gratuito, specialmente verso le persone più emarginate e sole, bisognose di rispetto e di aiuto concreto e non di parole o di privilegi.
La Chiesa, del resto, ha previsto norme sagge per regolamentare i ruoli di responsabilità, che non devono mai considerarsi a “vita”, bensì legati a un servizio limitato a un periodo di tempo. I cardinali, ad esempio, dopo aver raggiunto l’età di ottant’anni non possono partecipare al Conclave per l’elezione del nuovo Papa; i vescovi, raggiunta l’età di settantacinque anni, devono presentare le loro dimissioni al Papa e la diocesi viene affidata a un nuovo pastore; i superiori generali di congregazioni maschili e femminili possono rimanere in carica non più di due mandati, affinché ci possa essere un rinnovamento negli stili di vita e di attualizzazione dei vari carismi di fondazione. La stessa Beata Madre Teresa di Calcutta aveva voluto e favorito l’elezione di una nuova Madre generale alla guida dell’Istituto da lei stessa fondato e guidato per molti anni. Un esempio santo, certo, ma che potrebbe saggiamente ispirare anche molti nostri leader attuali...