Se c’è un vuoto educativo è anche per responsabilità dei genitori. Papa Francesco osserva la situazione ed esorta padri e madri a “tornare dall’esilio” e riprendere “pienamente” il proprio “ruolo educativo”. E’ la catechesi numero 18 di questo 2015 e Bergoglio continua a riflettere intorno alla famiglia come sta facendo da 10 dicembre dell’anno scorso inn vista del Sinodo ordinario sulla famiglia che si svolgerà il prossimo ottobre.
La settimana scorsa si era soffermato sulle tre parole “permesso, grazie, scusa”, questo mercoledì ha dedicato la sua riflessione sull’educazione dei figli, perché non mancano difficoltà. Papa Francesco le ha messe in fila partendo dal fatto che i genitori vedono i figli solo la sera, quando tornano a casa stanchi. E i genitori separati ne hanno ancora di maggiori, appesantite da questa loro condizione.
Il Papa li ha invitati a non usare i figli come «ostaggio» contro il coniuge, e che i «figli non siano costretti a portare il peso di questa separazione. È molto importante, è molto difficile ma potete farcela». Ma il Papa è partito da un’analisi generale che suona come una denuncia: “Intellettuali critici di ogni genere hanno zittito i genitori in mille modi, per difendere le giovani generazioni sui danni, veri o presunti, dell’educazione familiare”. E così “la famiglia è stata accusata, tra l’altro, di autoritarismo, di favoritismo, di conformismo, di repressione affettiva che genera conflitto”. Insomma si sono aperte una serie di “fratture”. C’è quella tra genitori e insegnanti e quella con gli “esperti”, che “sanno tutto”.
Ciò ha portato i genitori ad essere “apprensivi”, ad “escludersi” dall’educazione e dalla vita dei figli. In questo modo tra c’è collaborazione tra la famiglia e le altre agenzie educative. Bergoglio avverte: “E’ evidente che questa impostazione non è buona”. Infatti invece di favorire la collaborazione, “le contrappone”. Da qui il richiamo ai genitori di tornare dall’esilio, di non farsi “sequestrare dal lavoro” per non trovarsi “imbarazzati” davanti alle esigenze dei figli e “paralizzati” per timore di sbagliare. Ma riparare alla situazione non basta il dialogo. Anzi il Papa osserva che un “dialoghismo” superficiale non porta all’incontro vero “del cuore e delle mente”.
Bergoglio ha esortato alla “pazienza” e a che a “sopportarsi” e ha invitato anche i genitori a non esasperare i figli con richieste impossibili. Al termine dell’udienza generale ha parlato di nuovo delle persecuzioni dei cristiani, definendole “un crimine inaccettabile”. Riferendosi alla veglia di Pentecoste che la Cei dedicherà alla preghiera per i cristiani perseguitati il Papa ha detto: “Sono martiri”. E ha aggiunto: “Auspico che tale momento di preghiera accresca la consapevolezza che la libertà religiosa è un diritto inalienabile”.