"Perché per le donne è scontato che devono guadagnare di meno degli uomini? No, lo stesso diritto! La disparità è un puro scandalo".
Papa Francesco usa una parola biblica per eccellenza - scandalo - per un tema che da sempre è al centro delle discussioni tra economisti e giuslavoristi. Si chiama gender pay gap, ovvero “differenza salariale di genere”. Problema non solo italiano, ma che nel nostro Paese si sta accentuando. Vediamo perché attraverso qualche numero.
In Italia, dice l’Istituto nazionale di statistica (Istat) le donne sono meno pagate degli uomini sia che si guardi alla retribuzione oraria che a quella lorda annua. Nel primo caso la differenza è del 9,2%: un uomo prende in media 16,7 euro all’ora, una donna 15,3 euro.
Il divario cresce se si guarda alla media annuale: la retribuzione lorda annua per dipendente, pari a 28.558 euro, sale a 31.394 euro per gli uomini e scende a 24.828 per le donne. La differenza si fa ancor più marcata per le qualifiche più elevate, le cui retribuzioni ammontano a 88.942 euro l'anno per gli uomini e a 61.361 euro per le donne.
Su questo secondo versante, avverte l’Istat, “la differenza è dovuta in parte al diverso numero di ore annue retribuite, che per i primi si attesta a 1.876 ore e per le seconde a 1.620 ore”.
In sostanza, le donne lavorano di meno. E se questo avviene è anche effetto di politiche per la famiglia poco “comprensive”, ma anche per un gioco di ruoli sociale che assegna loro la parte più cospicua del carico familiare. Non a caso papa Francesco ha parlato di “maschilismo”, di un “errore” che va avanti dai tempi di Adamo. La differenza di retribuzione significa insomma accettare una doppia diseguaglianza: quella dei salari e quella di ruolo all’interno delle nostre famiglie.
Certo il problema non è certo solo italiano, anzi in altri Paesi è ben più accentuato. Ma la cosa preoccupante è la dinamica del problema. Mentre altrove il divario tende a ridursi, da noi la forbice si allarga. Tra il 2006 e il 2010 il gender pay gap si riduce nella Ue27 (dal 17,7% al 16,2%), mentre in Italia è cresciuto (dal 4,4% al 5,3%). Uno "scandalo" su cui, per restare alla cronaca di oggi, le donne italiane dovrebbero chiedere la fiducia alla politica e all'economia italiane.