C’è molta attesa per l’ospitata di Beppe Grillo da Vespa. Dopo aver insultato il servizio pubblico per anni, Vespa compreso (“per non correre il rischio di inciampare, striscia”, aveva detto l’ex comico dell'indirizzo dell'ex direttore del Tg1), nonostante gli insulti alla categoria giornalistica e al sistema dell’informazione, a partire dalla Rai, nonostante l’ostinato vuoto televisivo dei cinquestelle, gli anatemi e l’esposizione alla gogna mediatica contro i grillini che osano presentarsi in Tv, ecco che Grillo si presenta a Porta a Porta per farsi intervistare dal conduttore della “Terza Camera dello Stato”.
Terza Camera di uno Stato di Centrodestra, si dovrebbe precisare. Perché l’indiscusso merito di questo bravissimo giornalista è di far diventare di Centrodestra tutto quello che entra in studio: politici, giornalisti, ballerine, cantanti, attori, prelati, filosofi, psicologi, criminologi, generali e obiettori di coscienza. Non importa come la pensino. Tutti, da Renzi a D'Alema a Vendola, compresi gli esponenti della sinistra più radicale, quando si siedono su quelle bianche poltrone diventano miracolosamente e naturalmente di Centrodestra, come quelle statuine segnatempo in gel di silice che passano dal rosa all'azzurro se fuori piove. Merito del sapiente gioco di domande e di ospiti di contorno appartenenti al suo "club" (i direttori di Libero e del Giornale, ad esempio, non possono mai mancare).
Grillo, peraltro, non ha bisogno nemmeno dell'aiuto di Vespa. Da quel camaleonte che è, in nome della realpolitik, si metterà giacca e cravatta e assumerà toni moderati, da conservatore, per epater le bourgeois e conquistare il voto del nocciolo duro degli ascoltatori di Porta a Porta: ultrasessantenni e anziani in genere. Magari, per scaldare il loro cuore e farlo diventare a cinque stelle, parlerà del futuro a rischio dei loro nipoti e si inventerà qualche baracconata tipo plastico del Palazzo. Nelle piazze e in Rete invece continuerà a fare il demagogo, usando toni sempre più ignobili. L’ultimo suo post parla di lupara bianca all’indirizzo di Renzi. Ma l’arma di Grillo è che quando parla non si sa mai se dice sul serio o scherza, in virtù del suo passato di cabarettista. Se sembra scherzare poi può sempre fare sul serio e se invece alza troppo i toni (come ha fatto con il cane di Berlusconi, il poverò Dudù, su cui ha invocato la vivisezione) può sempre dire che faceva per scherzare. Chissà fin quando andremo avanti così, noi e Grillo.