Toh, chi si rivede, Silvio Berlusconi. Non che l'avessimo perso di vista, ma il Cavaliere, dopo la decadenza da senatore e il capitombolo delle europee, pareva decisamente avviato al declino politico e alle cronache mondane (il matrimonio con la fidanzata Francesca Pascale, il cagnolino Dudù, la nuova cagnolina amica di Dudù di cui chiedo venia se non ricordo il nome etc.). E invece la solita coriacea determinazione dell'uomo, a 78 anni suonati, il vantaggio di essere il padre padrone di un partito e di un apparato mediatico unico al mondo (a proposito, avete mai sentito Renzi parlare di conflitto di interessi?), una lenta risalita basata sulla sua strategia politica e sugli avvenimenti esterni, "esogeni", direbbero gli economisti, e naturalmente il famigerato "patto del Nazareno", lo hanno riportato in gioco.
Il via libera al primo step della riforma del Senato premia la sua logica del "doppio binario", intransigente sulle misure economiche del governo Renzi e "responsabile sulle riforme". Stando all'opposizione, gli ultimi dati macroeconomici negativi, nonostante, come dice lui, "tre governi non eletti dai cittadini", gli permettono di affermare che quando c'era lui le cose non erano diverse (in realtà abbiamo domato lo spread, cosa non da poco). La sentenza d'appello su Ruby, la nipote di Mubarak, che lo ha assolto, lo libera da ulteriori impedimenti giudiziari (almeno per ora). E dunque eccolo proclamare di aver riottenuto "piena agibilità politica ed elettorale", annunciare una riorganizzazione di Forza Italia e strizzare l'occhiolino al Nuovo Centrodestra.
Ma Berlusconi è ancora troppo debole politicamente per poter tornare a sfidare "Mister 40,8 per cento". La partita che si avvia a giocare è quella sulla "madre di tutte le riforme politiche", quell'Italicum che occuperà la scena politica di settembre, al ritorno dalle ferie del grande circo dei parlamentari. Renzi naturalmente parte avvantaggiato, ma per il Cavaliere poteva andare molto peggio.