Noa e Mira Awad, hanno cantato sul palco dell'Ariston durante Sanremo 2025 Imagine di John Lennon, in inglese, arabo ed ebraico. (foto ANSA)
Caro don Stefano, durante la prima serata del Festival di Sanremo, abbiamo assistito all’esibizione della cantante israeliana Noa e della palestinese dalla cittadinanza israeliana Mira Awad, sulle note di Imagine di John Lennon, cantata in inglese, arabo ed ebraico.
L’intento era di trasmettere un messaggio di pace e solidarietà dal palco dell’Ariston con una canzone nota come inno alla pace in cui si auspica un mondo dove «non ci sia il Paradiso, nessun inferno… che la gente viva per il presente… e nessuna religione… che la gente viva la sua vita in pace».
È evidente la visione atea del brano, che vede nelle religioni un ostacolo alla pace universale: se devono impedire una pacifi ca convivenza è meglio che non ci siano. Il solo fenomeno dell’estremismo religioso non può però portare a ritenere che, perché ci sia la pace, le religioni debbano scomparire.
Credenti e non credenti devono riconoscersi nella loro dignità e alterità. I credenti non hanno motivi in meno dei non credenti per desiderare la pace. Anzi ne hanno di più, perché abbiamo un unico Padre e quindi siamo tutti fratelli.
DIACONO PASQUALE VIOLANTE
Caro Pasquale, da sempre questa canzone viene tirata per la giacchetta da chi, ritenendola antireligiosa, ne dà un giudizio negativo e da chi, al contrario, la ritiene un universale inno alla pace.
Ben prima di febbraio scorso essa fu interpretata nel 1997 da Gianni Morandi e Barbara Cola davanti a papa Giovanni Paolo II in occasione del Congresso eucaristico di Bologna, saltando, però, la contestata seconda strofa, quella con i riferimenti a Dio e al Paradiso.
(La risposta di don Stefano Stimamiglio continua sotto il video)
Le sue parole divennero anche le luminarie di via d’Azeglio a Bologna nel Natale del 2022, tra contestatori e difensori di quella scelta.
Lennon le dava una valenza di contestazione del materialismo, dell’utilitarismo e dell’edonismo tipici della società del consumo e la considerava antireligiosa, antinazionalista, anticonvenzionale e anticapitalista. Comprensibile se si pensa che è stata composta nel 1971, risentendo quindi del clima di contestazione di quegli anni contro ogni forma di autorità, compresa quella della Chiesa.
Rileggendo la realtà di oggi, caratterizzata da una “terza guerra mondiale a pezzi” (copyright papa Francesco), si capisce che le motivazioni siano ben altre: imperialismo, risorse materiali, odi interetnici ecc. E quando la religione c’entra, come quando Kirill benedice le armi in Russia o i partiti messianici di estrema destra israeliana soffiano sul fuoco per conquistare quanto della Terra Promessa è ancora abitata dai palestinesi, si tratta di forme degenerate e violente di credenza. Realtà figlie del peccato, la vera causa di ogni odio e di ogni conflitto, che solo il Principe della pace, Gesù, può disattivare. Se, però, riconosciuto e accettato.