Maria disse all’angelo: «Come avverrà
questo, poiché non conosco uomo?».
Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo
scenderà su di te e la potenza
dell’Altissimo ti coprirà con la sua
ombra. Perciò colui che nascerà sarà
santo e sarà chiamato Figlio di Dio.
Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella
sua vecchiaia ha concepito anch’essa
un figlio e questo è il sesto mese per
lei, che era detta sterile: nulla è
impossibile a Dio». Allora Maria disse:
«Ecco la serva del Signore: avvenga
per me secondo la tua parola».
Luca 1,26-38
LA NOSTRA SPERANZA RIPOSA NEL CUORE MISERICORDIOSO DI DIO
Ci rivolgiamo oggi a Maria – l’Immacolata,
i rivolgiamo oggi a Maria – l’Immacolata,
la vergine madre –, ricordando
la domanda di sant’Ambrogio
ai cristiani di Milano: «Dove
oggi nasce il Cristo se non nel
tuo cuore e dentro di te?». È dunque
in questione il nostro personale “sì”
accanto e a imitazione di quello di Maria.
Certo non possiamo dimenticare il dono
unico di una pienezza di grazia che la
Madre di Gesù ha ricevuto così da essere
preparata a concepire nel tempo l’eterno
Figlio di Dio: nella totale assenza del peccato,
al di fuori di ogni logica di chiusura
al progetto di Dio, Maria è salutata
dall’angelo come «piena di grazia».
Anche noi però possiamo rifarci al Battesimo
ricevuto, che ci ha «messi in grado
di partecipare alla sorte dei santi, nella luce
» (Col 1,12). Anche noi, liberati dall’abisso
del “no” radicale al Signore, sappiamo
di poter dire un “sì” che ci fa essere i testimoni
dell’amore di Dio per ogni uomo,
anzi di poter introdurre questo suo amore
nel mondo, nei cuori degli uomini.
Come Maria ci troviamo di fronte a
un evento inatteso: Dio ci interpella e
sconvolge i nostri progetti. Maria era “promessa
sposa” a Giuseppe e non immaginava
che sarebbe stata ricordata nei secoli
come l’Immacolata vergine e madre di
Dio! Il Signore però l’ha coinvolta e ha
manifestato il suo progetto su di lei tanto
luminoso quanto inatteso e sorprendente.
E ora Egli sta chiedendo alla sua Chiesa
e a ciascuno di noi di prendervi parte:
la posta in gioco è il mondo che Egli ama
con il desiderio che questo suo amore “diventi
carne”, si renda visibile e comunicabile
attraverso di noi, con le nostre decisioni
e scelte, con le nostre parole e opere.
GESÙ PRESENTE E VIVO.
Se la differenza tra Maria e noi è evidente in quanto è lei sola
a generare Gesù nella carne – e questo a
noi è impossibile –, dall’altro lato è il Signore
stesso a chiederci di dedicare la nostra
vita all’annuncio e alla testimonianza
di quel Vangelo attraverso il quale Gesù si
fa presente e vivo. In realtà, annunciare e
testimoniare, parlare e agire da discepoli
innamorati del Signore ci rende
madri e fratelli di lui, come ci ricorda l’evangelista
stesso: «Mia madre e i miei fratelli sono
questi: coloro che ascoltano la Parola
di Dio e la mettono in pratica» (Lc 8,21).
È molto bello e stimolante che ci venga
ricordata, a metà Avvento, la grande
responsabilità affidataci da Dio e per la
quale Egli sta in attesa del nostro “sì”.
E
come il “sì” della Vergine non ha tardato
a essere pronunciato, così anche noi dobbiamo
sentirci chiamati a lasciarci coinvolgere
nel “miracolo” che può segnare
ogni nostra giornata: quello dell’annuncio
che rende presente Gesù nel mondo.
Non dilazioniamo il “sì” che ci rende
“madri e fratelli del Signore”, ma chiediamo
il dono di essere e di rimanere
“servi”, pronti e fedeli di quella Parola efficace
che in noi genera la presenza di Gesù e insieme
l’esigenza di portare a tutti il Signore.
Anche Maria si è affrettata verso la casa
di Elisabetta per gioire con lei della “speranza
nuova”, che insieme le ha coinvolte
nella indubitabile fiducia che Dio ama servirsi
di strumenti umili e nascosti al mondo,
ma “necessari” per il dispiegarsi del
suo amore e della sua volontà di salvezza
universale. La speranza del mondo è posta
nel cuore misericordioso di Dio. Ma il Signore
la pone anche nelle nostre mani!