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lunedì 07 ottobre 2024
 

Insegnanti: missionari o professionisti?

Ultimamente è riemersa l’antica diatriba tra chi considera gli insegnanti una sorta di “fannulloni” e chi li ritiene addirittura dei “missionari”. Due estremi che non rendono giustizia alla categoria docente. Quindi, c’è chi ha l’ardire di ipotizzare incrementi dell’orario obbligatorio di servizio, benché a parità di retribuzione. In ogni caso, ho avuto modo di notare come nel mondo della scuola italiana prevalga una corrente ideologica clericaleggiante che, con una buona dose di ipocrisia, concepisce l’opera pedagogica nei termini di una “missione”, per la quale gli insegnanti dovrebbero lavorare in base a una “vocazione”, prestando quindi una mole di lavoro a titolo gratuito. Ma per quale strana e bizzarra ragione per i bidelli non è così? Idem per avvocati, medici e infermieri? Per tutte le categorie di lavoro dipendente, tranne gli insegnanti, le ore lavorative eccedenti sono retribuite in modo decente. Gli unici a essere umiliati e derisi sono proprio i presunti/sedicenti “missionari” della scuola. In realtà, molto più laicamente, dovrebbero qualificarci come dei “professionisti”, da rispettare e retribuire in quanto tali, vale a dire in termini più dignitosi.

LUCIO GAROFALO

Certamente gli insegnanti sono dei professionisti che dovrebbero avere una retribuzione adeguata, come in altri Paesi europei. A fronte, è ovvio, di un impegno corrispondente che include l’aggiornamento e la capacità didattica. Penso però che il problema non sia solo economico, ma strutturale, e che non sia risolvibile considerando gli insegnanti come semplici professionisti. Mi sembrerebbe addirittura uno svilimento. I problemi sono soprattutto causati dalla troppa burocrazia, dalla diffi„coltà di relazione con i genitori e poi con gli alunni, eccetera. Se un insegnante si considera solo un professionista rischia di essere fagocitato dalla categoria dei burocrati. Alla base invece c’è sempre una vocazione: l’amore per i ragazzi, il desiderio di trasmettere conoscenza. Senza questa spinta ideale le cose non faranno che peggiorare. Questo vale anche per altre professioni con un forte impatto sociale. E, in fondo, per ogni lavoro che soddisfa la stessa persona se fatto con amore, con il piacere di fare una cosa buona.

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18 agosto 2017

 
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