Joe Biden (Reuters).
Per certi versi la situazione è esilarante. Joe Biden, vice-presidente degli Usa, ha detto ieri quanto il sottoscritto scrive da anni e quanto fino a qualche tempo fa, in omaggio alla vulgata che tanto piace alla grande stampa italiana, era quasi impossibile sostenere.
Cioè questo: "I nostri alleati nella regione (il Medio Oriente, n.d.r) sono stati il nostro problema principale. I sauditi, gli emirati, cosa hanno fatto? Erano così determinati a fare cadere il presidente siriano Assad, e avere una guerra per procura fra sunniti e sciiti, che hanno rovesciato centinaia di milioni di dollari, e migliaia di tonnellate di armi, su chiunque combattesse contro Assad. Solo che la gente aiutata erano i membri di al Nusra e al Qaeda, e gli elementi estremisti jihadisti venuti da altre parti del mondo”. Nella stessa dichiarazione, Biden ha citato anche il Qatar, aggiungendo poi che questi Paesi hanno ormai cambiato idea e politica.
Ecco quindi con chi possiamo prendercela per le fortune dell'Isis: con quei Paesi che i babbioni dei grandi giornali indicano tranquillamente come "islam moderato". E non basta: poco tempo fa lo stesso Biden aveva rivelato che il presidente turco Erdogan gli aveva confessato di essersi pentito di aver lasciato entrare in Siria troppi estremisti. Inutile dire che Erdogan, nel leggersi sui giornali, si era infuriato.
Certo, Biden ha dimenticato di dire che anche gli Usa hanno fatto più o meno quelle cose. E alla fine ha dovuto scusarsi con sauditi, turchi, qatarioti e quant'altro. Ma la realtà dei fatti non cambia. Anzi, spunta la sensazione che Biden non stia facendo gaffe. Non parli a sproposito ma molto a proposito. Parli cioè per conto di Obama che, all'approssimarsi delle elezioni di medio termine che rischiano di dare la maggioranza nelle camere ai Repubblicani e di rendere i suoi ultimi due anni di presidenza un inferno, vuole così far capire agli elettori americani di chi è davvero la colpa dei pasticci mediorientali.