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martedì 08 ottobre 2024
 

Israele e i ragazzi scomparsi: un rapimento a orologeria

I ragazzi israeliani rapiti in Cisgiordania.
I ragazzi israeliani rapiti in Cisgiordania.

La vicenda di Eyal Yifrach, 19 anni, e di Gil-ad Shàer e Naftali Frankel, 16 anni, i tre studenti di una scuola rabbinica scomparsi mentre facevano l'autostop dopo essere usciti da un insediamento ebraico a Hebron, in Cisgiordania, arriva troppo puntuale per poter essere casuale.

Pensate a quello che si è accumulato negli ultimi tempi: l'accordo tra Al Fatah e Hamas; la visita di papa Francesco in Terra Santa; l'invito del Papa a Shimon Peres e Abu Mazen per la preghiera comune in Vaticano; il via del Governo di Israele alla costruzione di altre 1.300 unità abitative nei territori palestinesi. Il rapimento dei tre ragazzi (obiettivo facile e programmabile) è perfetto, nella sua crudeltà, per far saltare il banco di una situazione che, dopo anni di stasi, si era in qualche modo rimessa in movimento.

Non per essere cattivi ma si percepisce, in queste ore, l'eccitazione di Benjamin Netanyahu, premier di Israele: già freddissimo rispetto all'iniziativa di papa Francesco, prontissimo a boicottarla con il via libera alle costruzioni di cui si diceva, può ora far risuonare le trombe della guerra, la cosa che gli riesce meglio. Accusa Hamas di aver rapito i ragazzi, ritiene Abu Mazen responsabile, organizza retate, muove l'esercito. E può, con un'ottima scusa, far saltare tutto.

Lo stesso ragionamento si può fare, ovviamente, sul lato palestinese, in particolare per la galassia di gruppi e gruppuscoli terroristici che ruotano intorno a Hamas, e pure per frange dello stesso Hamas. Chi non vuole un accordo con Israele deve solo compiere un atto violento come questo: sa che Israele reagirà duramente, magari anche in modo un po' scomposto, e il gioco è fatto. La retorica anti-israeliana e anti-ebraica ripartirà, la temperatura si alzerà, i muri cresceranno di qualche altro centimetro. 

Perché il problema dei rapporti tra Israele e palestinesi, in fondo, è sempre quello. C'è in giro troppa gente a cui guerra e tensioni piacciono di più, o fanno più comodo, di pace ed accordi. Per fare la pace bisogna essere tutti d'accordo, per fare la guerra basta la volontà di pochi.

Questi e altri temi di esteri anche su fulvioscaglione.com

15 giugno 2014

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