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venerdì 20 settembre 2024
 

Israele e la carica dei migranti

La manifestazione dei migranti in Piazza Rabin (Reuters).
La manifestazione dei migranti in Piazza Rabin (Reuters).

Hanno fatto il giro del mondo le immagini delle centinaia di africani che a metà dicembre hanno pacificamente cinto d'assedio la Knesset, sede del Parlamento di Israele, per chiedere il riconoscimento dello status di rifugiati o di richiedenti asilo. Lo stesso giro hanno fatto le immagini della polizia che li rastrellava per poi condurli in prigione o nel centro di detenzione di Holot, nel deserto del Negev.

Anche in Israele, come in Europa e negli Usa, il tema dell'immigrazione non regolare e del diritto all'asilo si presta alle opposte retoriche: da un lato la sindrome dell'assedio, con le sue non rare derive razziste; dall'altra la pulsione alla solidarietà, spesso incapace di fare i conti con i limiti (geografici, economici, politici) imposti dalla realtà.

La manifestazione degli immigrati africani ha avuto luogo dopo che la Corte Suprema aveva dichiarato illegittima una legge che voleva autorizzare la permanenza dei clandestini nei "centri di detenzione aperta" come Holot fino a tre anni. Nei centri, gli immigrati devono farsi contare tre volte al giorno e la notte sono chiusi dentro. E' vero che Israele ha sospeso i provvedimenti per il rimpatrio immediato e forzato dei migranti verso  i Paesi d'origine. Ma è anche vero che non è difficile, negando permessi di lavoro, vietando l'apertura di conti bancari e insomma varando una lunga serie di provvedimenti punitivi, convincerli ad andarsene "volontariamente", come 2.600 migranti hanno appunto fatto finora.

Dopo la marcia sulla Knesset, gli immigrati hanno varato un'ulteriore serie di manifestazioni, tra cui uno sciopero che ha privato imprese e servizi di molti lavoratori, regolari o "in nero". E questa volta i partecipanti non erano centinaia ma migliaia: più di 20 mila, per esempio, in quella che si è svolta in Piazza Rabin, a Tel Aviv. A conferma, si tratti di Israele o di Europa, che sempre uguale è il meccanismo: chi vive male cercherà sempre di andare dove si vive meglio; e chi vive meglio, per quanto diffidente sia, non si esime dall'usare la manodopera a poco prezzo che così si raccoglie.



Questi e altri temi di esteri anche su fulvioscaglione.com

10 gennaio 2014

 
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