La liturgia di questa domenica prosegue nell’itinerario che dalla creazione, ci conduce a contemplare il mistero della salvezza. A fronte del progetto di bene di Dio la risposta dell’uomo va nella direzione opposta: «Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre». Dunque questa descrizione del libro della Genesi non lascia spazio a possibili equivoci: l’uomo creato per il bene sceglie invariabilmente il male.
Da qui la decisione di Dio di una nuova creazione, un nuovo inizio attraverso la famiglia di Noè e una coppia di animali per ogni specie, tutto il resto sarà cancellato nel diluvio universale. Le acque che copriranno la terra avranno la funzione non tanto di punire, quanto di cancellare il male e dunque offrire una nuova possibilità a partire da Noè «che era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio». San Paolo, nella lettera ai Galati, usando un linguaggio differente, descrive il mistero del male legandolo alle scelte dell’uomo, mettendo in contrapposizione i desideri della carne e quelli dello Spirito: «Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne». La “carne” nella visione dell’Antico Testamento, a cui attinge anche il linguaggio dell’Apostolo, esprime la dimensione della fragilità umana, la sua parte legata alla terra, alla dimensione istintuale che genera la «malvagità degli uomini», come ricorda il libro della Genesi.
Ma all’uomo è possibile percorrere un’altra strada, lasciandosi guidare dallo Spirito, perché sia possibile portare un frutto di bene, che san Paolo così descrive: «Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé». Dunque quella propensione al male, che sembra essere parte della “carne” dell’uomo, cioè della sua fragilità, può essere dominata e vinta non semplicemente basandosi sullo sforzo della volontà, ma sulla grazia e sulla forza dello Spirito, che è donato all’uomo grazie alla Pasqua del Signore. Dalla Pentecoste dunque, è iniziata davvero una storia nuova e un nuovo mondo, come quello che dal diluvio è ricominciato sulla terra. Dio offre all’uomo una seconda possibilità, il male e il peccato non costituiscono mai l’ultima pa- rola sulla sua vita.
È la via tracciata dal Signore Gesù che ci chiama ad essere suoi discepoli e a percorrere quella medesima strada, l’unica che conduce alla vita. Ai suoi discepoli il Signore ricorda ciò che accadde ai tempi di Noè, dove nell’indifferenza generale, il mondo andava verso la sua dissoluzione. La direzione indicata da Gesù è, come sempre, paradossale, ma è anche l’unica possibile: «Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva». La vita secondo lo Spirito è quella del Signore Gesù, una vita totalmente donata: può essere anche la nostra? Certamente si, se ci lasciamo guidare in ogni nostra scelta dal medesimo Spirito.