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domenica 20 aprile 2025
 

L'Egitto vota ancora

Un seggio per il referendum al Cairo (Reuters).
Un seggio per il referendum al Cairo (Reuters).

Gli egiziani sono appena tornati al voto (14-15 gennaio), e di nuovo per la Costituzione. A voler essere precisi, l'attuale referendum ha per oggetto una serie di emendamenti alla "vecchia" Costituzione proposti da una commissione formata da 50 membri. Ma il senso del voto è lo stesso e avrà conseguenze politiche notevoli.

Il primo effetto si avrà dal paragone con il voto del dicembre 2012 sulla bozza di Costituzione fatta approvare dall'ex presidente Morsi: quella Costituzione fu approvata con il 63% dei voti espressi da 17 milioni di votanti, pari a un modesto 33% degli aventi diritto. Quel voto era stato a sua volta paragonato al voto espresso nel marzo 2011 riguardo a una serie di emendamenti proposti dal Supremo Consiglio delle Forze Armate che in quel periodo reggeva il Paese, voto che mobilitò 18,5 milioni di elettori, pari al 41% degli eventi diritto.

In poche parole: i militari avevano portato al voto il 41%, Morsi e i Fratelli Musulmani "solo" il 33%. Ora si vota di nuovo sotto l'egida dei militari i quali devono assolutamente superare la "quota Morsi" di votanti per dimostrare da che parte pende la fiducia del Paese.

E' probabile che ce la facciano, perché gli egiziani sono stanchi di anni di instabilità politica e declino economico. I militari sono quel chesono, ma se non altro promettono o garantiscono stabilità. Quella ottenuta con il pugno di ferro, ma pur sempre stabilità. La cosa non piace alla minoranza più vicina all'islamismo. I Fratelli Musulmani hanno fatto campagna contro il referendum, ma anche i salafiti (che pure sono alleati del regime militare) potrebbero nei fatti boicottare il voto per poter pesare di più nel seguente dibattito politico.

A ogni buon conto i militari hanno cercato di coprirsi le spalle. Le preferenze degli elettori sono semnpre state influenzate dalle attività caritatevoli messe in atto dalle diverse formazioni. Così, un paio di settimane fa, il Governo ha congelato i beni di oltre mille organizzazioni di beneficenza vicine ai Fratelli Musulmani e ha bloccato i conti di 700 facoltosi membri della Fratellanza. Ora l'idea è più o meno questa: con almeno 20 milioni di votanti (40% degli aventi diritto) e una maggioranza di "sì" intorno al 70%, i militari potranno gridare vittoria. Sotto quella quota saranno problemi. 

Questi e altri temi di esteri anche su fulvioscaglione.com

16 gennaio 2014

 
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