Sono una giovane, quasi
trentenne. Volevo unirmi al coro
che, nei mesi scorsi, ha cercato di
far sentire la sua voce. Si va verso
le elezioni e sono assai imbarazzata
all’idea di dover esprimere una
scelta fra soggetti politici dai quali
non mi sento rappresentata. Mi
sento a disagio. Non c’è stato un
ricambio nella classe dirigente e si
candidano i soliti noti (in entrambi
gli schieramenti), cui dobbiamo
il malgoverno e la grave crisi che
stiamo vivendo. Mi riconosco
nella dottrina sociale ed etica della
Chiesa, ma non trovo nessuno che
mi rappresenti. Sebbene siamo in
un Paese cattolico. Ancora una
volta, dovrò fare una scelta assurda
e dolorosa: tra sostegno alle fasce
disagiate della popolazione e difesa
della vita. Ricerca di condizioni
di lavoro eque per giovani e
immigrati, oppure difesa della
famiglia fondata sul matrimonio
di un uomo e di una donna. Sono
domande molto pesanti, senza
risposta. Ci vorrebbe una presenza
politica in cui un cattolico possa
sentirsi rappresentato. Non importa
se minoritaria. A che pro questo
sfogo? Visto che la mia crocetta
sulla scheda andrà perduta,
desideravo almeno far sentire
la mia voce.
Chiara B.
Chiara carissima, se guardiamo alla
politica di questi tempi, c’è davvero
da scoraggiarsi. Ma non bisogna arrendersi.
Qualcosa potrà cambiare
se, finalmente, si spezzerà quella logica
assurda che porta i soliti partiti a
perpetuarsi, purtroppo nel peggio.
Una forte irruzione della società civile,
con persone oneste che sappiano
guardare, prima di ogni cosa, al “bene
comune”, potrà dare quella svolta
necessaria contro ogni “gattopardismo”.
A patto, però, che anche i cattolici
si mettano seriamente in gioco. Seguendo,
con coerenza, il Vangelo.