Peshmerga sul fronte di Makhmour (foto di F. Scaglione).
Da Erbil – E’ brutto chiamarla emergenza ma ormai ci siamo vicini. Nessuno si aspettava che l’Isis, dopo essere stato sconfitto a Kobane, reagisse con tanta violenza, attaccando su diversi punti del fronte, mettendo a rischio una città fondamentale come Kirkuk (“capitale” delle raffinerie di petrolio dell’Iraq), uccidendo due generali e prendendo prigionieri decine di peshmerga, l’esercito di autodifesa curdo.
Gli esperti, che davano per scontata un’offensiva Isis in estate, ora pensano che i mesi davvero difficili saranno marzo e aprile.
Anche perché si è scoperto che i miliziani islamisti non hanno ancora usato tutto il loro potenziale di fuoco. Si capisce oggi che disastro sia stato perdere la città di Mosul. Vi erano di stanza ben quattro divisioni dell’esercito iracheno: 40 mila uomini che non ricevevano la paga da mesi e che sono scappati a rotta di collo appena gli islamisti si sono fatti vedere, lasciando dietro di se mezzi, armi e munizioni.
Ma l’aspetto forse più critico della situazione è nello stato d’animo dei curdi, e in particolare dei peshmerga, la loro forza militare. Da un lato, ha stupito e scoraggiato tutti la scoperta che alcuni alti ufficiali peshmerga vendevano armi a quelli dell’Isis.
Dall’altro, tra i peshmerga dilaga il malumore: siamo pronti a tutto per difendere il Kurdistan, dicono, ma non vogliamo più combattere e morire per gli altri. Per i musulmani sunniti (che sospettano di connivenza con l’Isis), per gli sciiti (che identificano con il regime di Baghdad, con cui sono in polemica), per tutti coloro insomma che non sono curdi.
Che abbiano qualche ragione lo conferma anche la clamoroso uscita di un deputato sunnita di Kirkuk, che in televisione, con una lunga tirata, ha detto che i peshmerga sono gli unici che combattono davvero contro l’Isis e che le altre componenti della popolazione irachena devono darsi una svegliata e smettere di credere che a tutto possano provvedere le milizie curde.
E’ l’inizio di una spaccatura politica e militare tra Kurdistan e resto dell’Iraq che potrebbe avere conseguenze disastrose. L’Isis sembra averlo capito e infatti lancia i suoi attacchi tutto intorno al Kurdistan vero e proprio. Come a far capire ai curdi: non è con voi che ce l’abbiamo, statene fuori.
Gli islamisti, comunque, proseguono con la guerra psicologica. Ieri hanno diffuso via Internet il video in cui un mullah curdo e nativo di Erbil, ma arruolatosi nell’Isis, minacciava i suoi concittadini: arriveremo anche lì, occuperemo anche Erbil, preparatevi. Così check-point e posti di blocco sono raddoppiati in città.