Gentile Direttore, anche ai profani appare ogni giorno più evidente l’inutilità e la pericolosità di questa guerra combattuta in Europa. Allora, cosa si poteva fare? La Chiesa cattolica riconosce il diritto alla legittima difesa degli Stati attaccati e quindi in questo caso dell’Ucraina. Ma quale difesa? Quella armata? Nel Catechismo, al n. 2.309, ne subordina la legittimità alla contemporanea presenza di quattro rigorose condizioni: che il danno causato dall’aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo; che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci; che ci siano fondate condizioni di successo; che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare.
Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione. È evidente che la difesa militare dell’Ucraina non risponde a tali condizioni. Quindi, come opporsi all’invasore? Si sarebbe potuta utilizzare la Difesa Popolare Nonviolenta. Questa considera l’aggressore occupante come corpo estraneo da boicottare e al quale disubbidire e mira non a difendere il territorio, ma le proprie istituzioni democratiche, le proprie attività produttive, educative e il proprio diritto ad autogovernarsi. Avrebbe avuto più possibilità di successo e avrebbe causato meno lutti e distruzioni. A chi giova questa guerra? Ai fabbricanti e mercanti d’armi, alle agenzie che assoldano mercenari e alle ambizioni di certi politici.
Davide Patuelli - Faenza (RA)
- Don Stefano:
Caro Davide, questo è poco ma sicuro. Gli unici che hanno da guadagnare in una guerra sono gli apparati militari e la fabbrica delle armi, oltre che la sete di potere dei sempre più numerosi autocrati in giro per il mondo. Quale migliore occasione di una guerra per svuotare gli arsenali di armi vecchie e obsolete e riempirli con nuovi mezzi, più potenti e provati sul campo? E quale grande opportunità è una guerra come quella tra Ucraina e Russia per sperimentare nuovi sistemi d’arma, sempre più tecnologici, precisi e distruttivi? È vero, il Catechismo pone delle condizioni per la “guerra giusta”, ma da tempo il Magistero dei Papi va orientandosi oggi verso l’idea che nessuna guerra possa legittimamente essere “giusta”, e quindi combattuta, e che il dialogo debba avere sempre la meglio. È una via praticabile la Difesa Popolare Nonviolenta che citi tu? Essa ha in Gandhi il suo grande promotore e nello “Shanti Sena” (l’“Esercito di pace” in lingua indi) e nella relativa visione gandhiana della nonviolenza il suo antesignano.
Esso si fonda sul principio del Satyagraha, cioè sull’azione nonviolenta basata sulla “fermezza nella verità” nella dinamica di un conflitto da parte della popolazione civile, animata da principi di solidarietà e di giustizia e preparata ed eventualmente disposta al sacrificio personale per interporsi nel conflitto e far cessare la violenza. Erano spiritualmente pronti gli ucraini, anche per evitare l’inferno che sta diventando parte significativa del loro Paese, ad adottare in blocco tale via? E lo saremmo stati noi al loro posto? È una domanda importante che dobbiamo in coscienza porci.