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giovedì 24 aprile 2025
 
Le regole del gioco Aggiornamenti rss Elisa Chiari
Giornalista

La legalità non si mangia, però...

Quando si discute di cultura della legalità c’è sempre quello cui si legge negli occhi un “che noia che barba”, quello che sbuffa al tornello della metropolitana perché fa perdere tempo, quello che salta, di solito aiutato dagli anni verdi, la sbarra con grande agilità neanche fosse la cavallina, circondato dalla compiacenza degli amici. 

Circola l’idea, non detta e non scritta ma parecchio praticata, che chi scrocca un servizio pubblico sia astuto, quasi che il servizio, in quanto tale, fosse di nessuno, anziché roba nostra. Poi però un giorno arriva la notizia che l’Atm, l’azienda dei trasporti milanesi, ha il bilancio in utile di 30 milioni di euro, tanto che la salute dei conti permetterà dal 9 gennaio di anticipare di venti minuti al mattino l’apertura della metropolitana e di investire in treni e autobus nuovi.

Che è successo? Tra le altre cose (non è l'unica ragione) è successo che negli ultimi cinque anni si è investito, tempo e denaro, per contrastare gli scrocconi: +74% di controlli, evasione dimezzata, un bel po’ di milioni recuperati. Nel 2016 i biglietti venduti sono in linea con il trend del periodo expo,  e se si vendono, dicono in Atm, è perché qualcuno che prima non lo faceva ha cominciato a comprarli.

Una piccola prova tangibile che chi scrocca non è un furbetto che la fa franca, ma uno che usa senza averne diritto un servizio che altri pagano anche per lui, con il danno e la beffa di averlo più scadente: è ovvio che meno persone pagano meno torna alla collettività in termini di qualità di servizio. Poi certo la qualità ha sempre bisogno anche che i denari che entrano vadano a finire al posto giusto (e chi paga la può e lo deve pretendere).

Sarà un caso che i Paesi meno corrotti e meno carichi d’evasori siano anche quelli che di solito vantano i servizi migliori?


25 novembre 2016

 
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