La Padania chi?

Stamattina sono andato in edicola per acquistare una copia della Padania e provocarne così il raddoppio delle vendite, ma ho fallito nell'intento perché il mio edicolante (che pure è leghista) neanche la vende. Dovrò fidarmi delle agenzie e dei giornali per commentare la deprecabile notizia che quei burloni del quotidiano di partito della Lega Nord pubblicano l'agenda completa degli appuntamenti pubblici della Kyenge (si intitola "QUI Cecile Kyenge") in modo da dare la possibilità ai volonterosi militanti del Carroccio di recarsi sul posto e contestarla (e magari, perchè no?, insultarla). Dubito che un partito che annovera chi l'ha definita un orango o "il ministro della negritudine", superando di un bel passo il Ku Klux Klan, la voglia incontrare per confrontarsi con le sue idee e strusciare il cervello contro quello di qualcun altro, come diceva Voltaire. Sarebbe troppo bello.

Ora, è chiaro che una porcheria del genere meriterebbe l'intervento della magistratura, ma io non riesco proprio a prendere seriamente gli allegri compari della cosiddetta Lega 2.0 di Maroni e Salvini. Continuano a perdere voti e a non dire nulla, salvo cercare di spararla grossa ed esibirsi in pisquanate del genere. E nemmeno riesco a prendermela con un quotidiano finanziato in buona parte coi soldi pubblici che si chiama come una cosa che non esiste, Padania appunto, frutto della fantasia creativa del fondatore Bossi, oggi messo in un angolo e generalmente bistrattato da tutti i leghisti. E' un po' come se un giornale si chiamasse, che so, "L'unicorno", oppure "L'Ippogrifo", o magari "Topolinia", "Il papersera", "L'Eco di Hogwarts", la città dove vengono educarti i maghi come Harry Potter. E allora forse è meglio rispondere come ha fatto il ministro Kyenge quando le hanno riferito della trovata dei burloni di questo giornaletto fantasy: "La Padania chi?".