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sabato 10 giugno 2023
 

La realtà nuda della Capinera

Per capire chi è Valentina Cortese basta riportare le parole di Ingrid Bergman che nel 1973 le soffiò l’Oscar come miglior attrice: «Questo Oscar non mi appartiene. Appartiene a Valentina Cortese». Musa per molti anni di Giorgio Strehler, ha recitato al cinema per registi come Federico Fellini, François Truffaut e Franco Zeffirelli. Per quest’ultimo, con cui ha girato anche Fratello sole, sorella luna e Gesù di Nazareth, ha interpretato la madre superiora in Storia di una capinera, il film che il regista nel 1993 ha tratto dall’omonimo romanzo di Giovanni Verga, che Famiglia Cristiana propone questa settimana nella collana Biblioteca universale cristiana. La grande attrice, nata a Milano nel 1923 e che ha da poco pubblicato la sua autobiografia Quanti sono i domani passati, ha scritto per noi queste righe per spiegarci cosa ha rappresentato per lei il romanzo di Verga.

Storia di una capinera è un’opera giovanile di Giovanni Verga. Ma già lo studio psicologico dei personaggi è estremo.

C’è una meravigliosa fusione fra i personaggi e l’ambiente in cui vivono e agiscono. È un romanzo intimo. La realtà descritta è colta nel suo aspetto nudo e doloroso. Paesaggi e personaggi restano “veri” eppure immersi in una luce di favola remota. Una materia perfetta per il cinema, con le sue descrizioni a campi lunghi e con i primi piani psicologici dei personaggi.

Ci sono, nella scrittura di Verga, l’intimità e il pudore dei sentimenti, la fatica e la pena del lavoro, insomma, la vita. Sentimenti e paesaggi visti sul nascere e il morire di un’esaltazione amorosa. A Storia di una capinera mi legano pure ricordi personali. Anch’io, come la giovane protagonista Maria, non sono stata cresciuta dalla mia vera madre e durante le riprese del film di Zeffirelli mi capitava di proiettare su Angela Bettis, l’attrice che la interpretava, parte del mio mondo giovanile.

Il ruolo di madre superiora mi riportava al mio mestiere di attrice e diventavo altro da me, ma certe onde emotive provate nella mia infanzia le rivivevo fortissime quando vedevo Angela nei panni di Maria. E poi c’era l’ambientazione contadina, così presente nelle opere di Verga, abilissimo nel cogliere il rituale quotidiano del lavoro nei campi, i giochi, le feste stagionali. Io sono cresciuta in quel mondo e, anche se di certo non mi rendevo conto di tutto questo con la sua lucidità, assaporavo i proverbi, i canti, i balli nell’aia, le favole nella stalla raccontate dagli anziani del paese. E ancora oggi che i ricordi risvegliati si fanno più vividi e presenti, li rivivo con la poesia delle cose lontane.

È questa la grande forza della letteratura: è il grande specchio dove l’umanità si riflette e si riconosce, è la memoria che ci lega nel tempo. Vorrei vivere un’altra vita ancora per leggere e per rileggere i grandi libri.

Racconta e vinci il grande cinema di Chaplin

Utilizzando lo spazio commenti e senza superare le 1000 battute, rispondi a questa domanda:

«Nella vostra vita c'è un grande desiderio che è rimasto irrealizzato?»

Per ognuno dei 13 volumi della collana BUC - I narratori, "sfidiamo" i lettori a inviarci un loro racconto sul tema del libro della settimana.

La redazione di Famiglia Cristiana ogni settimana sceglierà il racconto migliore, che verrà premiato con un cofanetto di 13 Dvd con i grandi capolavori di Charlie Chaplin.


21 agosto 2012

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