Ansa
La storiella del giudice comunista è antica, molto più di come la ricordiamo. Leggete qui:
«Allora il miliardario redarguisce severamente il difensore: "Avvocato, gliel’ho già detto, questa istruttoria che continua è uno sconcio. Glielo faccia intendere al giudice istruttore: la nostra famiglia non guarda a spese».
L’avvocato non sa come spiegargli che la giustizia non è una merce in vendita: quel giudice istruttore è una persona perbene…".
Allora il cliente salta su sdegnato: "Ho capito, ho capito, lei non me lo vuol confessare: abbiamo avuto la sfortuna di cadere in mano di un giudice criptocomunista". (Piero Calamandrei, Elogio dei giudici scritto da un avvocato, 1956).
Ufficio del giudice istruttore a parte, soppresso dal Codice di procedura penale del 1989, non è che si sia cambiato molto. La realtà, 57 anni dopo, somiglia all'apologo in peggio: il miliardario qualche anno fa un giudice l'ha pagato davvero e l'avvocato ha passato la mazzetta. Poi altri giudici, parecchi (penali e civili), non disposti a vender l'anima, hanno svelato il mercimonio, i suoi antefatti e le sue conseguenze. E ora, pagano la colpa di aver fatto il loro dovere, prendendo di comunisti a reti unificate in Tv, da un condannato.
E poi dicono che non siamo un Paese liberale.