Rileggo con voi i gesti più trasparenti dell’amore di Gesù, riflesso splendido dell’amore del Padre, e con voi riascolto alcune sue parole del tutto singolari. Desidererei però che, di questa lettura semplice e di questo ascolto attento, possiate far tesoro nella prossima Settimana santa per la vostra preghiera e per la vostra contemplazione. Ci sono momenti importanti in cui la nostra fede e il nostro “sì” all’amore di Dio si traducono spontaneamente nello stupore che esclama: «Ha fatto questo per me!».
Mi sento invitato con voi all’ultima cena di Gesù, che ai suoi amici e a noi dice: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi» e che ci invita al “rendimento di grazie” per l’intera storia di salvezza compendiata in quel pane eucaristico di cui Gesù dice: «Questo è il mio corpo» e in quel calice presentato con le parole: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».
Nel momento della nostra estrema fragilità, ci è poi di conforto lo sguardo di Gesù, che sentiamo su di noi, come Pietro, pieno di misericordia e di comprensione: «Il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro che, uscito fuori, pianse amaramente».
Contempliamo anche lo scambio di vittime per il sacrificio definitivo, celebrato una volta per tutte sull’altare della croce: il Giusto viene scambiato con il peccatore (Barabba) perché questi sia liberato dalla sua colpa: «Pilato rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere».
Insieme poi iniziamo a comprendere come il discepolo debba seguire il Maestro: «Fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù».
Infine le parole più attese: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Sono parole pronunciate perché tutti siamo storditi dall’inconsapevolezza o dall’indifferenza. Ma c’è anche e soprattutto la parola della misericordia, detta a uno solo, nel quale però tutti vorremmo essere identificati: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Il Vangelo giunge così al suo vertice più alto, là dove non contano le nostre parole e i nostri gesti, a volte stolti e presuntuosi nell’autosufficienza, ma conta solo la passione di Dio per noi: un dono di sofferenza che sfocia nel dono della vita risorta e gloriosa.
Card. Dionigi Tettamanzi