Apprendo, con fastidio, che la retribuzione
dei dirigenti pubblici italiani è
tra le più alte al mondo. Oltre quattrocentomila
euro lordi annui fino al 2011,
ridotti poi a un massimo di trecentomila
dal governo Monti. Comunque, sempre
più del doppio di quello che guadagnano
i manager in altre nazioni tipo Usa, Francia
e Germania. Non voglio mettere in discussione
la capacità di questi professionisti,
ma onestamente questi stipendi sono
troppo alti e vanno ridimensionati.
Alti
non solo rispetto a quelli di altre nazioni,
ma anche in considerazione della grave
situazione economica in cui versa il
nostro Paese. In Italia le cose non vanno
molto bene, nonostante gli accenni sulla
ripresa che sta per arrivare. Questi stipendi
così alti stridono nei confronti di
milioni di persone senza lavoro, ma anche
nei confronti degli stipendi di operai
e impiegati italiani che, come è noto, sono
tra i più bassi in Europa, rispetto al costo
della vita che è aumentato moltissimo.
Anche se viviamo in un’epoca di liberismo
sfrenato senza riferimento etico alcuno,
la coscienza impone di affermare
che sobrietà, senso del limite e passione
per il bene comune sono riferimenti imprescindibili
che dovrebbero animare la
politica, per conseguire più uguaglianza
e giustizia sociale.
CARLO V. - Seriate (Mi)
Non c’è dubbio che occorra intervenire
in questo campo, per evitare gli scandali di
stipendi e liquidazioni d’oro con i soldi pubblici,
spesso a fronte di scarsissimi risultati
se non veri e propri fallimenti. Ma già cinquant’anni
fa, Adriano Olivetti diceva che
«nessun dirigente, neanche il più alto in grado,
deve guadagnare più di dieci volte l’ammontare
del salario minimo». È una questione
di giustizia e di riequilibrio di quella forbice
che si sta sempre più allargando tra ricchi
e poveri, a scapito di una classe media in
via d’estinzione.
Il tema è sentito dappertutto,
così la Svizzera con un referendum propone
di tagliare gli stipendi dei “top manager”,
per cui nessun dirigente potrà guadagnare
in un mese più di dodici volte rispetto
allo stipendio di un anno del dipendente
più sfortunato. Qualcosa si muove.