Sono una cinquantenne
che ha perso il lavoro da quattro
anni. La mia azienda, senza
farsi alcuno scrupolo, in dieci
minuti mi ha cacciata via. Avevo
una responsabilità amministrativa.
Dopo quattordici anni,
ho dovuto lasciare la mia scrivania
e una mole di lavoro che
stavo seguendo. Ho intrapreso
una causa giudiziaria per far
valere i miei diritti e da quattro
anni ho una vertenza con
l’azienda.
Ho anche un padre
anziano e invalido da accudire.
Ho bussato a tantissime porte
di amici, clienti e fornitori che
conoscevo per il mio lavoro.
Non ho avuto alcun riscontro.
Nella vita mi sono sempre
comportata bene. Di fronte a
tanta sofferenza, più volte ho
pensato di farla finita. Mi scusi
per lo sfogo, ma quando si è
allontanati da tutto, non so più
cosa fare. Anche una semplice
parola di conforto mi è di aiuto.
ANTONINA L. - Chieti
Per quello che può valere, non
ti mancherà di certo una mia parola
di conforto. Assieme al ricordo
e alla preghiera al Signore perché
ti sia vicino in questo momento di
smarrimento.
I periodi bui e incerti
nella vita sono un’esperienza
comune a tanti. Non è facile venirne
fuori, soprattutto se ci si chiude
nel proprio dolore e risentimento.
Anche se ce ne sarebbero tutte le
ragioni, come la perdita del lavoro
o le porte che si chiudono in faccia
a ogni richiesta.
Ma occorre reagire,
trovando le energie necessarie
e facendo appello alle risorse residue.
Spesso, per una porta che si
chiude, il Signore apre vie nuove
da percorrere.