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“Gli presentarono un muto indemoniato. Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare”. Guarire dal male significa delle volte imparare di nuovo a comunicare. Comunicare è il verbo della comunione, e il demonio odia i legami e molto più i legami di comunione. Non a caso egli viene chiamato diavolo, che significa proprio colui che divide.
L’incontro con Cristo ci fa tornare a parlare, e tornando a parlare ci fa riscoprire il valore dei legami. Quando sei forte di una relazione il male non può più nulla contro di te, perché chi si sente voluto bene è vaccinato nell’affrontare qualunque prova. Chi al contrario non si sente voluto bene, si ammala a causa di ogni cosa.
C’è però un ultimo dettaglio che la pagina del Vangelo di Matteo di oggi ci consegna: “Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!»”. È bello pensare a questo sguardo di Gesù. Non è lo sguardo dell’indifferenza, né quello della pretesa, ma è lo sguardo di chi ha compassione, cioè di chi sente lo smarrimento collettivo della gente. Non è forse così che Gesù continua a guardare tante disperazioni contemporanee? Non è forse così che Gesù guarda lo spaesamento dei nostri giovani, o l’infelicità di molti adulti? E la sua preghiera è una preghiera concreta: bisogna pregare perché il Signore ci dia come soluzione “gli operai della messe”, cioè cristiani a cui funziona pienamente il battesimo e sanno mettere a frutto la loro fede attraverso la testimonianza.
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