Oggi meditiamo, il brano evangelico della chiamata di Matteo (Mt 9, 9-13), che era un pubblico peccatore perché era un pubblicano. Infatti, si legge che “seduto al banco delle imposte, Gesù lo vide e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì”. In qualche modo essere pubblicano voleva dire aver tradito il proprio popolo per mettersi al servizio dei romani e non si era solamente dei pubblici peccatori, ma anche degli impuri secondo la Legge ebraica.
Gesù Trasgredisce un importante precetto rabbinico andando ad incontrarlo, ma non si ferma qui, addirittura lo chiama a diventare suo discepolo. Gesù si contamina andando a mangiare a casa di Matteo il pubblicano, rompendo ogni schema prestabilito. Commentando questo brano evangelico, San Beda il Venerabile usa un'espressione latina ben precisa: miserando atque eligendo. Questa frase è stata scelta da Papa Francesco come suo motto.
Come si potrebbe tradurre miserando atque eligendo? Non è facile renderlo in italiano, potremmo dire così: nello stesso momento in cui l’ha visto, l’ha riempito e ricolmato della sua misericordia e lo ha anche eletto. Ecco cosa fa Dio quando ci guarda!
Lo sguardo di Dio per ciascuno di noi è uno sguardo di amore che non ci condanna mai, piuttosto, nello stesso momento in cui arriva il suo sguardo e raggiunge il nostro cuore, ci sceglie, ci elegge, ci riabilita all'amore e ci ricolma della sua misericordia.
Gli scribi e farisei, vedendo che in quella casa ci sono pubblicani e altri pubblici peccatori, a pranzo, a mensa con Gesù, criticano il Maestro Gesù, che invece replica con questa frase: “Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori”. Citando il profeta Osea Gesù afferma: “Misericordia io voglio e non sacrifici. Non sono venuto a chiamare i sani, i giusti, ma i peccatori”.
Allora non c'è nessuna situazione nella nostra vita in cui ci possiamo trovare, nessun punto così basso, oscuro e buio, nel quale Dio ci lascia soli. Non ci abbandona mai. Dio sempre ci guarda con uno sguardo di amore, di tenerezza e ci riabilita. Dobbiamo essere noi capaci di fare quello che ha fatto San Matteo, ovvero essere capaci di accogliere quello sguardo di misericordia, quello sguardo di amore e ricordarci che i pubblicani e le prostitute ci precederanno nel Regno dei Cieli proprio perché loro sono stati capaci di accogliere questo invito dell’Amore all’amore.