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giovedì 22 maggio 2025
 

Lo studio è la ricetta della felicità

Lo studio del pittore, di Pietro Barabino (1822-1869). Genova Galleria d'Arte Moderna

Da quando lo studio è diventato, giustamente, un diritto per tutti, se ne è perso un po’ il valore. Perché avere il tempo e la possibilità di studiare è in un certo senso anche un privilegio rispetto a chi non ha questo tempo e questa possibilità Così assistiamo a una generazione di studenti spesso svogliati o annoiati. Chi meglio può comprendere il valore dello studio sono gli studenti lavoratori, quelli che di giorno studiano e di sera fanno sacrifici per conquistarsi un diploma. Chi al contrario studia e basta, se non ha professori che gli comunichino gusto e senso e li coinvolgano personalmente nella materia rischiano di crescere generazioni di studenti annoiati. Né tutto può esser risolversi con ricerche e seminari collettivi, a meno che queste ricerche mettano in moto la genialità e la creatività dei singoli.

 

Perché lo studio è passione, iniziativa personale, conquista. Pensiamo ai grandi ricercatori: Leonardo da Vinci, Einstein, i coniugi Curie. E in campo artistico a Leopardi, Caravaggio, Van Gogh. L’inizio per loro è stato umile studio, ore e ore consumate in un corpo a corpo con la propria materia. Fino a scoprire che studiare ciò che si ama è il divertimento migliore della vita. Nello studio e nella ricerca entriamo in comunione con l’oggetto del nostro desiderio. È così per ciascuno di noi, qualsiasi cos prediliga. Anche il calcio o lo sport. Il lavoro p spesso è obbligo, aridità, fatica. Sogniamo sempre di fare qualcosa d’altro. Ma quando riusciamo a far coincidere studio e lavoro, la nostra passione e la realtà quotidiana raggiungiamo, per quello che si può raggiungere su questa terra, uno stato di  rara, duratura, invidiabile felicità.

Alfredo Tradigo


06 marzo 2013

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