Gli effetti di uno dei bombardamenti sullo Yemen (Reuters).
La guerra in Yemen, che in quattro mesi ha fatto già circa 20 mila morti e creato 1 milione e 200 mila sfollati, segue uno schema classico per il Medio Oriente. Una maggioranza sunnita (quella che si riconosce nel Governo del presidente Abed Rabbo Mansour Hadi, già vice del dittatore Alì Salah, arrivato al vertice del Paese con un'elezione a candidato unico "pilotata" dagli Usa) contro una minoranza sciita, quella rappresentata dai guerriglieri Houthi, supportata e finanziata dall'Iran. Il solito mix micidiale di rivalità etniche, religiose e politiche.
Poi, tutte le ingerenze e le intromissioni dei Paesi che hanno (o ritengono di avere) interessi importanti nel conflitto: di fatto, una larga coalizione di Paesi sunniti, guidata dall'Arabia Saudita e con la forte partecipazione della Turchia, che in quattro e quattr'otto si è costituita e ha cominciato a martellare gli Houthi e lo Yemen.
Le pochissime organizzazioni umanitarie ancora presenti nel Paese ci dicono quasi ogni giorno che i bombardamenti sono indiscriminati e colpiscono soprattutto i civili. Secondo l'Unicef, per esempio, da marzo a oggi sono stati uccisi almeno 400 bambini e almeno altri 600 sono stati feriti. Medici senza Frontiere racconta le incursioni sui mercati e sui villaggi e spiega che lo Yemen è ormai al collasso. Mancano, oltre al resto, le medicine e quasi 3 milioni di bambini, privi di vaccini, possono ora contrarre il morbillo, che da quelle parti ha ancora alti tassi di mortalità.
Purtroppo di classico, nel conflitto in corso nello Yemen, c'è anche l'atteggiamento di chi guarda, cioè noi. Un menefreghismo diffuso che corrisponde, peraltro, alla facilità con cui beviamo quanto ci viene raccontato da chi, alla fin fine, partecipa all'organizzazione o alla giustificazione di certe guerre. In Siria, finché è durata la favoletta della lotta per la libertà, la gente moriva ma era tutta colpa di Assad. Poi, di colpo, abbiamo scoperto che contro Assad c'era l'Isis, che di Assad è infinitamente peggio. Prima Assad faceva schifo perché usava le armi chimiche e Obama era così indignato che voleva bombardarlo seduta stante. Ora gli stessi americani riconoscono che le armi chimiche le usa anche l'Isis, ma non c'è alcun dibattito mondiale incorso. Risultato: in Siria si muore ma continua a importare poco a tutti. anzi, se arrivano dei profughi siriani alle frontiere d'europa gli mandiamo pure la polizia contro.
Altrettanto per lo Yemen. Lì, tra l'altro, c'è da notare questo. Si avverte, nei giornali e nei media, il tifo per l'Arabia Saudita e i suoi partner. Gli Houthi sono sciiti al soldo degli ayatollah iraniani, si fa capire, è ora di riportare l'ordine. Ma per quale ragione dovremmo tifare per i sauditi, già creatori, finanziatori e armigeri dell'Isis, non ce lo spiega nessuno. Lo stesso Isis che gli stessi giornali vorrebbero combattuto dai nostri soldati in Libia, per stroncare il fondamentalismo e il traffico di migranti. E poi vorremmo che la Ue funzionasse come un orologio, il nostro Governo non sbagliasse un colpo, la gente avesse i nervi saldi? Ma per favore...