Sicuramente, il presidente della Lazio Lotito ricorderà a lungo questa stagione. Di positivo, ha messo in piedi una squadra spettacolare, la più bella realtà della seconda parte del campionato, in grado di arrivare terza in classifica, e di porre le basi per un futuro immediato da anti-Juve.
Di negativo, invece, c’è, ormai, un romanzo a puntate da raccontare. Prima, il presenzialismo, nella Nazionale di Conte, che all’inizio aveva infastidito un po’ tutti. Poi, la telefonata registrata, in cui vedeva come una calamità la promozione del piccolo Carpi. E infine, adesso, le indagini per una presunta “tentata estorsione”. In pratica, essendo consigliere federale, avrebbe esercitato pressioni, o addirittura minacce, nei confronti dei dirigenti di società di Lega Pro. Se non fosse stato approvato il bilancio consuntivo del 2014, avrebbe ritardato la corresponsione dei finanziamenti della Figc.
Con la massima prudenza, e lasciando ai magistrati il compito di svolgere il loro mestiere, mi limito ad una vecchia regola: 3 indizi equivalgono ad una prova. E la prova, semplicemente, è che Lotito, in questa stagione (mettiamola così), non è stato un modello di diplomazia.