Egregio don Antonio, mi permetto di condividere con lei un paio di “avvistamenti” sull’ultimo numero di Famiglia Cristiana. A pagina 7 leggo il titolo: “Due giovani sposi dal Papa: l’incontro con un amico”. Bello il titolo, suggestivo, ma mi chiedo: il successore di Pietro può essere ridotto a un “amico”? Questo riduzionismo e familiarismo con il Santo Padre è emotivamente commovente, ma alla lunga non dura… Ma ciò che mi ha scioccato è leggere sulla copertina «L’accoglienza è la sostanza del cristianesimo». La sostanza del cristianesimo, lo si impara il primo anno di catechismo, è la Risurrezione di Gesù. Lei potrebbe obiettare che è una frase pronunciata dai vescovi americani… Faccio molta fatica a credere che l’episcopato americano (uno dei più integerrimi sulla dottrina) abbia pronunciato una frase così imprecisa. L’accoglienza di Cristo, semmai, è la sostanza del cristianesimo. L’accoglienza rischia di essere una parola vuota o “talismano”, come tolleranza, modernità, laicità, inclusione, e i vari mantra che sempre più spesso sentiamo ripetere da una società che ha perso il Verbo e lo rimpiazza con vane verbosità...
SAC. CARLO GIUSEPPE ADESSO
Caro don Carlo, una rivista non è un trattato di teologia, ma ha necessariamente un tono colloquiale, familiare. Perciò, a volte, impreciso. Riguardo all’eccessiva familiarità con il Papa che la parola amico fa venire in mente, si trattava, in realtà, della sensazione di vicinanza, di comprensione, di amicizia appunto provata dai due sposi incontrando il Santo Padre. D’altra parte, lo stesso Gesù chiama amici noi suoi discepoli.
La frase «L’accoglienza è la sostanza del cristianesimo, poi, sintetizza quello che hanno detto i vescovi americani. Si tratta di comprenderne il senso. Certo, prima di tutto c’è l’accoglienza di Cristo nella nostra vita, ma l’accoglienza del prossimo dimostra se davvero abbiamo fatto spazio al Signore, come leggiamo nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo: «Ero straniero e mi avete accolto». Qual è, infine, la sostanza del cristianesimo? Certamente la risurrezione di Gesù è centrale. Mi viene in mente, però, quello che scriveva Joseph Ratzinger nel suo Introduzione al cristianesimo e cioè che l’essenza del cristianesimo è l’amore. L’amore di Dio, prima di tutto, o l’amore che è Dio stesso, come scrive san Giovanni nella sua prima lettera. E poi l’amore del prossimo, quell’agape di cui parla san Paolo nella prima lettera ai Corinzi, un amore che Dio ha riversato nei nostri cuori e non avrà mai fine. Rimangono infatti solo tre cose: la fede, la speranza e l’amore, ma di tutte più grande è l’amore. In fondo, la risurrezione di Gesù ha manifestato l’amore del Padre e reso credibile tutto quello che Gesù ha detto e fatto. Noi cristiani dobbiamo vivere da risorti, donando a tutti l’amore che abbiamo ricevuto. Anche attraverso l’accoglienza dell’altro.