Solo tablet, niente libri: la terza elementare della scuola primaria Enrico Toti di Milano.
Nell'ambito del progetto "Smart future", la Samsung ha presentato la prima classe interamente digitale in una scuola di Milano: sarà davvero rivoluzione?
Noi di FamigliaCristiana.it eravamo alla presentazione. E abbiamo avuto la conferma che la scuola 2.0 a qualcuno fa paura, altri la vedono come un'occasione imperdibile. E mentre il dibattito sull'opportunità di assecondare i nativi digitali e la necessità di aggiornare l'agenda tecnologica del Paese, a ondate, torna di moda, la coreana Samsung ha portato un pezzo di futuro prossimo nel presente. Proprio nel cuore di quella che potrebbe essere la sua casa naturale e che invece mostra più d'una perplessità: la scuola.
Un altro passo avanti nella svolta 2.0 del modo di insegnare e di imparare che ha preso forma nell'aula della terza elementare della scuola primaria Enrico Toti di Milano, nel periferico quartiere dell'Ortica: sì, quello cantato da Enzo Jannacci in una delle sue più amate e romantiche canzoni. Una classe completamente immersa nel digitale, in cui i libri di testo non esistono più così come la tradizionale lavagna, le temutissime fotocopie distribuite nei giorni dei compiti in classe, il gesso, la lavagna e il cancelletto.
Certo, per qualcuno può rappresentare uno shock ma vedere all'opera questi ragazzi con una tecnologia che padroneggiano già con una facilità incredibile, abituati dalle ore trascorse su tablet e smartphone al di fuori della scuola, è un segnale inequivocabile del fatto che i tempi stanno cambiando e non ci si può permettere il lusso di rimanere indietro. Ogni alunno ha il proprio supporto tecnologico, il docente utilizza una E-Board e la lezione, senza perdere di qualità, diventa magicamente più coinvolgente.ù
Tutto, insomma, è a portata di touch. Ovviamente la buona riuscita dipende da un approccio corretto da parte di tutte le parti in causa e proprio in questo senso andranno concentrati ulteriori sforzi nei prossimi mesi per sfruttare a pieno le potenzialità di questi strumenti all'avanguardia e potentissimi.
Qualche numero, però, può tranquillizzare i più scettici nei confronti della digitalizzazione: l'Ocse, infatti, pone l'Italia nelle retrovie dei Paesi più pronti ad affrontare questa rivoluzione. Un'arretratezza dovuta alla mancanza di investimenti che finora ha impedito un cablaggio in fibra adeguato degli edifici, l'alfabetizzazione degli insegnanti, una collaborazione seria da parte degli editori.
Alberto Picci