«Non temete: ecco, vi annuncio una grande
gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi,
nella città di Davide, è nato per voi
un Salvatore, che è Cristo Signore».
Luca 2,1-14
È NATALE!
ACCOGLIENDO GESÙ
SIAMO OSPITI DI DIO
Gesù è nella mangiatoia. Il presepe
ora acquista il suo senso più vero.
È il segno che, anche nella nostra
casa, l’attesa si è compiuta: senza
quel bambino, adagiato nella sua
“culla”, il presepio non avrebbe
nulla di veramente significativo. Abbiamo atteso e, ancora una volta, siamo entrati nella «pienezza dei tempi» (Gal 4,4).
In questo centro della storia dell’umanità
incrociamo Dio, coraggioso nella sua fedeltà, che si è messo in cammino verso ciascuno di noi e si è “umiliato” sino a farsi
carico della nostra fragilità e mortalità
(cfr. Fil 2,8). È entrato nel tempo per toccare il cuore di ciascuno di noi e prendervi
dimora.
È diventato nostro ospite.
E noi
siamo diventati suoi ospiti. È Natale!
Leggo il Vangelo di oggi e posso commuovermi per tanto amore.
Mi chiedo però: dov’è la Chiesa? Come noi, suoi membri, siamo raffigurati e dunque presenti
nel presepio e nel Vangelo d’oggi? Il mio
sguardo cade sui pastori «che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge». Immagine stupenda di tutti noi, parte dell’umanità, che dall’interno dell’umanità di ciascuno attendiamo e ci prendiamo cura dell’attesa che scuote il cuore umano.
Sì, ci sono
tante ansie e tante gioie!
C’è trepidazione, a volte fiduciosa e a volte scoraggiata.
Sento che la Chiesa vigila e spera che la luce di Gesù finalmente si manifesti e abiti
in noi come forza di vita.
Ma non è tutto: «Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore
li avvolse di luce. Essi furono presi da
grande timore». Ecco, vedo ancora la Chiesa: attraversata dalla luce di Gesù, carica
di speranza, riempita di fiducia vera, non
di quella fragile e timorosa. È la stessa
Chiesa che ritroveremo a Pasqua, attonita
di fronte al Maestro che la interroga: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi
nel vostro cuore?» (Lc 24,38). Ancora una
volta gli apostoli, investiti del compito di
guidare l’umanità verso la pienezza della
propria storia, sono presi dal timore. Come è vero, allora, che la Chiesa ha sempre
un immenso
bisogno di ricevere coraggio
da una sorgente alta ed efficace.
Oggi,
a Natale, questa sorgente è l’umiltà di Dio
che richiama i poveri pastori ad andare a
vedere «un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
“COME SI FA”.
Ben lontano da ogni mondanità, il Figlio di Dio oggi tocca il cuore della sua Chiesa e la costringe, per così dire, a
guardare e a contemplare “come si fa” a
entrare nel cuore della gente.
Papa Francesco ci ha invitato a spogliarci di ogni mondanità: questa notte è il momento più appropriato per accogliere le sue parole. Solo sperimentando questa “nudità” anche
la Chiesa si metterà in cammino verso la
«grande gioia, che sarà di tutto il popolo».
Nel presepio la Chiesa vede attraverso lo sguardo dei semplici, impara a incontrare Dio, si sente fortemente chiamata alla nudità di Gesù: lui è entrato nel
mondo disarmato,
svuotato di ogni potere,
adagiato in una mangiatoia. Qui la
Chiesa inizia a capire che «oggi, nella città di Davide, è nato per noi un Salvatore,
che è Cristo Signore». La salvezza, misericordiosa e gioiosa, entra nel mondo quando il Bambino Gesù è accolto con questa
umile ed esaltante certezza.