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Rito romano Aggiornamenti rss don Gianni Carozza

Natale del Signore - 25 dicembre 2013

«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore».
Luca 2,1-14

È NATALE! ACCOGLIENDO GESÙ SIAMO OSPITI DI DIO

Gesù è nella mangiatoia. Il presepe ora acquista il suo senso più vero. È il segno che, anche nella nostra casa, l’attesa si è compiuta: senza quel bambino, adagiato nella sua “culla”, il presepio non avrebbe nulla di veramente significativo. Abbiamo atteso e, ancora una volta, siamo entrati nella «pienezza dei tempi» (Gal 4,4).

In questo centro della storia dell’umanità incrociamo Dio, coraggioso nella sua fedeltà, che si è messo in cammino verso ciascuno di noi e si è “umiliato” sino a farsi carico della nostra fragilità e mortalità (cfr. Fil 2,8). È entrato nel tempo per toccare il cuore di ciascuno di noi e prendervi dimora. È diventato nostro ospite. E noi siamo diventati suoi ospiti. È Natale!

Leggo il Vangelo di oggi e posso commuovermi per tanto amore.
Mi chiedo però: dov’è la Chiesa? Come noi, suoi membri, siamo raffigurati e dunque presenti nel presepio e nel Vangelo d’oggi? Il mio sguardo cade sui pastori «che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge». Immagine stupenda di tutti noi, parte dell’umanità, che dall’interno dell’umanità di ciascuno attendiamo e ci prendiamo cura dell’attesa che scuote il cuore umano.

Sì, ci sono tante ansie e tante gioie! C’è trepidazione, a volte fiduciosa e a volte scoraggiata. Sento che la Chiesa vigila e spera che la luce di Gesù finalmente si manifesti e abiti in noi come forza di vita. Ma non è tutto: «Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore». Ecco, vedo ancora la Chiesa: attraversata dalla luce di Gesù, carica di speranza, riempita di fiducia vera, non di quella fragile e timorosa. È la stessa Chiesa che ritroveremo a Pasqua, attonita di fronte al Maestro che la interroga: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?» (Lc 24,38). Ancora una volta gli apostoli, investiti del compito di guidare l’umanità verso la pienezza della propria storia, sono presi dal timore. Come è vero, allora, che la Chiesa ha sempre un immenso bisogno di ricevere coraggio da una sorgente alta ed efficace.

Oggi, a Natale, questa sorgente è l’umiltà di Dio che richiama i poveri pastori ad andare a vedere «un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».

“COME SI FA”. Ben lontano da ogni mondanità, il Figlio di Dio oggi tocca il cuore della sua Chiesa e la costringe, per così dire, a guardare e a contemplare “come si fa” a entrare nel cuore della gente.
Papa Francesco ci ha invitato a spogliarci di ogni mondanità: questa notte è il momento più appropriato per accogliere le sue parole. Solo sperimentando questa “nudità” anche la Chiesa si metterà in cammino verso la «grande gioia, che sarà di tutto il popolo».

Nel presepio la Chiesa vede attraverso lo sguardo dei semplici, impara a incontrare Dio, si sente fortemente chiamata alla nudità di Gesù: lui è entrato nel mondo disarmato, svuotato di ogni potere, adagiato in una mangiatoia. Qui la Chiesa inizia a capire che «oggi, nella città di Davide, è nato per noi un Salvatore, che è Cristo Signore». La salvezza, misericordiosa e gioiosa, entra nel mondo quando il Bambino Gesù è accolto con questa umile ed esaltante certezza.


18 dicembre 2013

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