Benjamin "Bibi" Netanyahu (Reuters).
Benjamin "Bibi" Netanyahu, al potere in Israele dal 1996 al 1999 e dal marzo 2009 a oggi, è già l'uomo politico israeliano rimasto più a lungo al vertice dopo Ben Gurion. E fino a poco tempo fa, aveva un indice di credibilità come leader del Paese triplo rispetto a quello di qualunque altro politico israeliano, fosse Lieberman o Bennett, ministri nel suo stesso Governo.
Nel giro di poche settimane, però, tutto o quasi è cambiato. Netanyahu, con la sua grinta, era riuscito a trasmettere agli israeliani un notevole senso di sicurezza. Che si è disperso, però, con l'ultima guerra di Gaza (durante la quale i missili hanno cominciato a cadere anche sulla moderna e laica Tel Aviv, che per due giorni ha dovuto chiudere l'aeroporto internazionale) e con le recentissime prove di terza intifada.
Per quanto possa sembrare paradossale, osservando dal nostro punto di vista, Netanyahu viene ora percepito come un leader troppo moderato. Come il capo di Governo che non ha "finito" Hamas, che non espande abbastanza gli insediamenti, che durante le trattative ha liberato troppi palestinesi poi tornati a battersi contro Israele.
Risultato: gli ultimi sondaggi registrano un 60% di elettori convinti che sarebbe meglio non avere un ulteriore Governo guidato da Netanyahu.
Così Netanyahu ha pensato bene di rilanciare, sponsorizzando la "legge fondamentale" che definisce Israele come "Stato Nazione del popolo ebraico" che sarà discussa domani. Indossando i panni del leader ebraico duro e puro, Netanyahu sa benissimo che cosa succederà: una parte dei suoi ministri voterà contro la legge; lui sarà costretto a cacciarli dal Governo; si dovrà andare a elezioni anticipate.
Queste elezioni sono il suo vero obiettivo. Perché Netanyahu sa che, anche con i sondaggi in ribasso, la sua personalità gli consente di battersi almeno alla pari con qualunque avversario. E che, a meno di rovesci elettorali clamorosi, la destra israeliana non può prescindere dal Likud, il suo partito. Così va alla sfida del voto, che è sempre meglio che vivacchiare alla guida di un Governo che magari discute di leggi fondamentali e massimi sistemi ma non riesce a far approvare la legge di bilancio.