Egregio direttore, vorrei proporle qualche riflessione sull’uso dei guanti nella distribuzione della Comunione. Per me è un errore, in quanto i guanti che hanno toccato il Signore poi vanno al macero. Questo non va preso alla leggera, poiché c’è di mezzo una sostanza “teologica”; ed è un gesto inutile in quanto il sacerdote prima si igienizza le mani. Queste però sono le regole volute dalla Cei in accordo col governo; anche se occorre andare oltre e guardare all’Eucarestia pane di vita.
MARIO CECCARINI - Fermignano (Pu)
Su precisa richiesta della Cei, dal 23 giugno non sono più obbligatori i guanti monouso per la distribuzione della Comunione. Lo ha precisato una nota del ministero dell’Interno, da cui venivano le norme precedenti. In realtà i guanti, così come le mascherine e i prodotti igienizzanti, si potevano considerare, ha scritto il teologo Pino Lorizio, segni della passione che abbiamo vissuto: «La liturgia non è avulsa dalla vita di ogni giorno e ci presentiamo al Signore con tutti i nostri limiti e le nostre fragilità, ma anche con tutti i tentativi che mettiamo in atto per proteggere noi stessi dalla contaminazione, ma anche per proteggere gli altri e la loro salute fisica». Nello stesso dono straordinario dell’Eucaristia il Signore si abbassa fino a noi, si rende disponibile e fragile, perché ci lasciamo invadere dalla sua grazia, trasformare dal suo amore. I guanti, infine, a mio parere erano più dannosi della semplice igienizzazione delle mani. Infatti il contatto poteva avvenire comunque e i guanti si sarebbero dovuti cambiare più volte.