Il nazi-fascismo, paradossalmente, era nulla a confronto
dei tagliagole dell’Isis: almeno non sgozzavano
a sangue freddo con il coltello, non bruciavano vivi i prigionieri
di guerra, non catturavano intere comunità per
utilizzarle come scudi umani o per richiedere riscatti, né
distruggevano con esplosivi e martellate antichissimi reperti,
patrimonio dell’umanità. C’era, almeno, una parvenza
di regole da rispettare anche nel rapporto con il nemico.
Mi chiedo: che aspetta la comunità internazionale a intervenire
militarmente contro questi pazzi fanatici, che vorrebbero
annientare ogni forma di civiltà e cultura? Quando
i loro avi bruciarono la biblioteca di Alessandria dissero: se
in quei libri sta scritto quanto c’è nel Corano sono inutili,
se dicono qualcosa di diverso vanno distrutti. Vedere questi
vandali armati di martello che devastano preziosissime
e uniche testimonianze dell’antichità grida vendetta contro
l’ignavia delle nazioni cosiddette civili, che continuano
a trattarli con i guanti. Più si aspetta e più aumentano i
danni irreparabili su persone e cose. Con i delinquenti non
serve la diplomazia, ci vuole la forza. Più si tentenna, più i
criminali moltiplicano i danni.
MARCO M.
Quanto a disumanità, violenza e brutalità è difficile dire chi è peggio dell’altro, perché ci troviamo nel campo dei peggiori
istinti, della follia e della negazione della dignità della
persona umana, che è a fondamento della civile convivenza tra
i popoli.
Il mondo sembra impazzito, c’è chi soffia sul fuoco e
terrorizza con le armi intere nazioni. Prima ancora di qualsiasi
intervento per neutralizzare i terroristi, occorre sconfessare e
delegittimare chi intende trasformare l’odio in una guerra tra
le religioni. Tutte le iniziative e manifestazioni di piazza che
vedono assieme cristiani, musulmani e rappresentanti di altre
religioni sono il migliore antidoto contro il fanatismo.