“Siamo tutti fratelli”:
nel leggere
questa frase sulla
copertina di Famiglia
Cristiana (n. 14/2016),
mi si è gelato il sangue!
E neppure la foto
di papa Francesco,
che pur apprezzo
tantissimo, è riuscita
a farmi sbollire la
rabbia che ho dentro.
No, non siamo
tutti fratelli: per me
non lo è chi sgozza
bambini e adulti come
fossero animali;
chi stupra o sevizia
minori; chi ruba
il salario dell’operaio
o froda soldi al
piccolo risparmiatore
pensionato; chi
mette in posti pubblici
gente corrotta
e dispensa vagonate
di soldi ai soliti amici
e parenti; chi predica
bene e razzola male
anche all’interno della
Chiesa; chi uccide
negli ospedali; chi
guadagna miliardi
calciando un pallone
o vendendo il proprio
corpo o gli organi
degli altri... No, questi
non sono miei fratelli.
Non appartengono
alla mia famiglia. Lei
può dirmi: chi sei tu
per giudicare? Io non
sono nessuno, sono
un peccatore che cerca
di ragionare con la
propria testa, indignato
di avere simili
“fratelli”! L’amore
di Dio vale anche
per me che ho dentro
questa “rabbia scandalosa”?
So che la sua
risposta non mi convincerà,
ma l’attendo
con fiducia.
PAOLO
Condivido la tua
rabbia e sono anch’io
indignato contro chi
si macchia di efferati
omicidi o sceglie
la corruzione e il disprezzo
degli altri
come criterio di vita.
Così come non sopporto
gli ipocriti e chi usa
il potere per interessi
personali e non per
servire il bene comune.
Detto ciò, anche i
“peccatori” sono miei
fratelli, nella speranza
che si redimano. Né
dimentico che pure «il
giusto pecca sette volte
al giorno».