E-mail private e di lavoro, sms, aggiornamenti da Twitter e Facebook, messaggi su Whatsapp, telefonate... ogni giorno siamo investiti da un flusso imponente e ininterrotto di comunicazioni che non lascia scampo alla produttività personale e che, ancor peggio, divora una fetta del nostro preziosissimo tempo libero. E a subire le conseguenze di questa progressiva erosione ci sono le solite vittime innocenti: i nostri figli.
Quante volte mettiamo i bambini in attesa per finire una telefonata, concludere una mail o per leggere l’ultimo messaggio arrivato? Tante. Troppe. I dispositivi possono rimanere in stand-by, i bambini no. Se non ottengono adeguata risposta alle loro piccole necessità, si dedicano ad altro, accendono la tv o, addirittura, iniziano a scimmiottarci prendendo in mano un qualsiasi altro apparecchio digitale.
È impossibile, poi, provare ad evadere la richiesta in ritardo, perché il bambino si è immerso nella nuova attività, abbiamo perso lui e un momento formativo importantissimo.
Cos’è più importante: tuo figlio o il tuo smartphone? Le necessità del bambino o quelle del collega di turno? Non c’è paragone, ammettiamolo! La proposta è quindi di sostituire i vari “un secondo...”, “aspetta un attimo...”, “finisco di...”, “fra poco arrivo...” con una parola sola, ma bella e illuminante “Eccomi!”. Ci proviamo?
PS – l’aggettivo “illuminante” non è casuale: guardate gli occhi di vostro figlio dopo avergli detto “Eccomi” e capirete quanto sia azzeccata.