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Esperto di videogame

Non sottovalutate GTA 5

È il gran giorno di GTA5, ovvero Grand Theft Auto, il gioco di Rockstar Games più famigerato del panorama. La storia del delinquente che si fa strada a suon di atti criminali, da interpretare in prima persona. Rigorosamente sconsigliato ai meno che diciottenni. Costato 265 milioni di dollari, come un blockbuster cinematografico, come nessun videogioco mai.

Non è la prima volta che parlo di GTA. E non sarà nemmeno l’ultima che traccio un distinguo per scongiurare “facili” moralismi. È lecito sentirsi infastiditi o anche più da un gioco che non esita a mostrare (e a far fare) azioni ripugnanti. Certo. Non è però così facile buttarlo a mare liquidandolo tra le fesserie.

Genitori ed educatori faranno bene a far rispettare il consiglio sull’età. Sappiano frattanto che il gioco è affascinante, e non per caso.
Le caratteristiche “drammaturgiche” dei videogame, qui, vengono utilizzate al meglio: impersonare qualcun altro, calarsi in un ruolo, è un atto umanamente pieno di dignità e di gioia. Quale che sia il ruolo, ciò comporta un distacco critico che in arti di antica tradizione, come il teatro ma anche il cinema, non lascia posto a dubbi: nessuno critica l’attore che ha interpretato splendidamente il ruolo del “cattivo”.

Questo è il “meccanismo culturale” che giustifica, narrativamente, anche un gioco come GTA. Che a ciò aggiunge risorse e fattura da mille e una notte. Quindi, tutt’altro che una fesseria. Restano due fatti. Il primo: un bambino o un ragazzino non ha, semplicemente, le risorse culturali per mantenere quel distacco critico nel “farsi un altro” che invece in un adulto è auspicabile ci sia. Il secondo: se poi a un adulto non piace – come pure è molto possibile, perché davvero non c’è risparmio di contenuti sgradevoli – addossarsi il ruolo del delinquente per gioco, libero di non comprare GTA e di sconsigliarlo. Ma non di sottovalutarlo.


17 settembre 2013

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