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giovedì 12 settembre 2024
 

«Nubile a 72 anni: la società malevola considera noi single uno scarto»

Caro don Stefano,

sono una single di 72 anni. Non ho formato una famiglia, perché nella vita non ho incontrato la persona giusta. La scelta di rimanere sola è stata molto combattuta interiormente. Credo anche che, se mi fossi sposata, oggi sarei una divorziata. Sia la divorziata che la zitella sono condannate nella nostra società: a entrambe la vita non ha riservato una posizione sociale e sono, quindi, considerate scarti umani.

Nessuna comprensione, nessuna giustificazione. Anzi, come me, sono accusate di essere incapaci dal punto di vista morale e sentimentale.

Mi vergogno di come sono trattata dalla società, a cominciare dai miei fratelli, che, felicemente sposati e avendo tutto ciò che è considerato bene e buono nella vita – amore, bravi figli, buona posizione economica, stima e considerazione del prossimo –, si dimostrano malevoli nei miei confronti.

Penso che se il Signore mi ha affidato “la croce della solitudine” un motivo ci sia ed è da ricercare nella Sua Volontà che io seguo e perseguo. Oggi la nostra società è colta, intellettualmente preparata, benestante, ma alimenta pregiudizi verso i singoli e i divorziati, nonostante il divorzio sia legalizzato.

Mi chiedo: come difendermi da pregiudizi così disumani? Mi chiedo: dovevo sposarmi ed essere madre a costo di creare una famiglia infelice solo per stare nel posto giusto della società? Invece da sola, dopo aver lavorato e ottenuto una pensione, sono considerata acida, miope, non disposta ad aiutare gli altri che stanno peggio di me anche se, quando posso, mi presto volontaria in parrocchia. Mi affido al Signore che mi aiuti a portare la mia croce.

UNA LETTRICE

Carissima amica, nella vita viene sempre il tempo dei bilanci ed è giusto che sia così. Siamo creature storiche, che costruiscono la loro biografia giorno dopo giorno con le loro scelte concrete di vita. Da quelle più importanti, che danno un indirizzo preciso all’esistenza (come il tipo di scuola o di facoltà universitaria, il matrimonio o il celibato/nubilato, la vocazione religiosa, il tipo di lavoro, il luogo di vita, ecc.) a quelle apparentemente meno rilevanti, che pure mettono il loro mattoncino nella costruzione della nostra storia.

La nostra visione del mondo, della società e del nostro destino si costruiscono a partire dalla famiglia, dalla scuola, dall’ambiente culturale, dalla nostra elaborazione interiore delle esperienze (ad es. per quanto riguarda la fede, la politica, ecc.), dalle concrete esperienze di vita.

A un certo punto scopriamo che alcune scelte fatte in passato sono state corrette, cioè hanno dato una risposta adeguata alla nostra chiamata interiore a essere quello che ci sentiamo chiamati a diventare. Altre meno, e allora ci rendiamo conto di avere sbagliato qualche bivio. Ma nulla è mai perso. Ci aiuta questo umano errare, semmai, a metterci alla scuola di “signora Umiltà”. A volte le nostre scelte, che sentiamo in coscienza di aver fatto correttamente, non sono accettate da chi ci sta intorno. E questo ci fa soffrire.

Mi ha fatto pensare quanto affermi riguardo alla considerazione sociale delle donne nubili o divorziate. Sono convinto che quello che vivi corrisponda al vero, anche se oggi in generale, almeno rispetto a un tempo, la considerazione comune delle persone nubili, celibi o divorziate non sia di condanna, ma generalmente di rispetto.

Se i tuoi fratelli contestano la tua scelta manifestando poca stima nei tuoi confronti, è possibile che abbiano qualche altro conto aperto con te. Se hai sentito, per motivi personali, di non sposarti hai in ogni caso fatto bene a restare nubile.

In fondo “sposarsi” dice ancora poco; la seconda, fondamentale, domanda è: con chi? Tu stessa dici di non aver trovato la persona giusta. Non è indifferente chi si sceglie come compagno o compagna di vita; anzi è decisivo per un’esistenza davvero felice.

Tornando a te, quella coerenza con te stessa che manifesti è fondamentale. La nostra vita si compie e si realizza a partire da una chiamata interiore che, se ascoltata a fondo, ci porta nella direzione giusta. Ogni scelta ha sempre delle conseguenze e dobbiamo in modo adulto farcene carico, anche quando questo comporta la croce. Questa, poi, non ci è caricata sulle spalle dal buon Dio: la sua Volontà è, semmai, che ci facciamo aiutare proprio da Lui a portarla quando ci pesa troppo. Quanto ti senti giù raccogliti in preghiera, da sola. Offri nel silenzio quel carico di sofferenza che è nel fondo del tuo cuore, il tuo senso di solitudine profonda e mettiti in comunione con il Signore, abbandonandoti a Lui, unico sommo giudice di misericordia che ben conosce il patire (Isaia 53,3).


12 ottobre 2023

 
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