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martedì 13 maggio 2025
 

Domenica 15 gennaio - II dopo l’Epifania

Lettura del Vangelo secondo Giovanni (2,1-11)

In quel tempo. Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

Vi erano lì sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

 

Dalla Parola alla vita

Con il Vangelo di questa domenica continua la meditazione sul significato dell’Epifania, in cui è stato presentato e manifestato al mondo il bimbo nato a Betlemme. È dunque in questa prospettiva che va letto il Vangelo di oggi, sottraendosi alla “tentazione” di leggerlo solo in funzione del sacramento del Matrimonio o della potente intercessione di Maria. Il significato di questa pagina nel complesso del Vangelo di Giovanni è molto più ampio.

1. «Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”». La constatazione di Maria non è solo il segno della sua attenta preoccupazione perché nel matrimonio di un amico tutto vada liscio, ma indica la precisa volontà dell’evangelista di introdurre la vita pubblica di Gesù presentandolo immediatamente come colui che è chiamato a portare a compimento l’alleanza antica. «Non hanno più vino» significa: l’alleanza antica non ha più forza; ha esaurito il suo compito a va superata. Con l’inizio del ministero pubblico di Gesù inizia un’era nuova e questa novità non consiste in un insegnamento nuovo e aggiornato, ma la novità (il vino «più buono» del precedente) è Gesù stesso.

2. «Vi erano là sei anfore di pietra». Giovanni non usa le parole a caso: ogni parola è una rivelazione che serve a capire la novità e la grandezza della persona di Gesù. Tre sono le espressioni che mettono sulle tracce del significato del «segno» compiuto da Gesù: sei, anfore di pietra, per la purificazione rituale dei Giudei. Sei è il numero dell’incompiutezza; le anfore richiamano il «cuore di pietra» che lo Spirito, secondo la profezia di Ezechiele, trasformerà nel «cuore di carne»; la purificazione dei Giudei è superata della vita nuova donata attraverso l’inserimento, con il Battesimo, nella vicenda pasquale di Gesù. L’acqua che diventa vino è il definitivo superamento dell’alleanza antica; è Gesù in persona la nuova alleanza: egli, infatti, salva l’umanità non con il sangue di animali, ma con il suo sangue. È qui adombrata l’Eucaristia di cui lo stesso Giovanni darà una testimonianza straordinaria riportando il discorso di Gesù alla sinagoga di Cafarnao.

3. «Questo fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui». Questo versetto è la chiave interpretativa dell’intero episodio. Giovanni non parla di «miracolo», ma di «segno»; oggi diremmo sacramento. In realtà l’acqua che diventa vino è una “epifania”, cioè un gesto che parla da solo e che svela un segreto. Il segreto è la manifestazione della natura e della missione di Gesù, che suscita la fede dei discepoli. La parola «gloria» va intesa non solo nel senso di un evento straordinario che esalta il personaggio, ma come rivelazione piena del progetto, fino ad allora tenuto nascosto, di Dio. Gesù rivela la gloria del Padre e noi sappiamo che la gloria del Padre è la sua misericordia che, in Gesù, mostra con chiarezza il suo amore per gli uomini.

Commento di don Luigi Galli


12 gennaio 2017

 
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